Via Francigena del Nord. In bicicletta con Ciclowine da Piacenza alla Francia.

 

Da Piacenza verso la Francia, attraversando la Svizzera, sulla traccia di Sigerico. Un viaggio di 19 tappe, 1000 km e un dislivello in salita di 11000 mt. Degustando pure il buon frutto della vite.

 

 

È da tempo che io (Chiara) e Augusto avevamo in progetto di fare un cicloviaggio  sulla via Francigena, seguendo il suo registro di tracciato più antico che esiste, cioè quello che l’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, ha utilizzato nel X secolo per ricevere il Pallio dal Papa. La bicicletta è una nostra passione e quello che più adoriamo è andare fuori dalle strade trafficate a contatto con la natura, perciò abbiamo deciso di immergerci nei percorsi pedonali segnalati dalla Associazione Europea delle Vie Francigene in sella alle nostre mtb.

2021 ciaobici francigena nord 7 modAvevamo già percorsi, sia il tratto toscano fino a Siena e nel 2018, sia il tratto da Pavia a Roma (dove noi abitiamo).

Chi sono Chiara ed Augusto di CICLOWINE?

scheda personale

Così abbiamo deciso, nonostante le particolarità dell’anno 2020, di scoprire la parte che convenzionalmente è chiamata “del Nord”, ossia, dall’Italia  verso la Francia, fino ad allora sconosciuta per entrambi. La pianificazione è stata più complessa del solito, dato che dovevamo intraprendere il viaggio in pieno rispetto delle normative sanitarie di ogni paese, in modo da non rischiare per la nostra salute e per quella degli altri a causa del COVID19. Per questo, abbiamo interagito poco con le persone e il cammino è stato più solitario del solito.

Io non sono un’esperta cicloviaggiatrice, non avevo mai viaggiato per più di tre giorni. Nonostante qualche preoccupazione dovuta ai dislivelli che avrei dovuto affrontare con i bagagli (anche se viaggiavamo abbastanza leggeri, avendo deciso di pernottare sempre in B&B e ostelli) ho deciso di mettere via tutte le ansie e di provarci!

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L’8 agosto 2020 siamo partiti da Roma in treno alle 5:36 in direzione Piacenza. Dopo 10 ore e tre cambi di treni regionali, arrivati a destinazione, ci siamo accorti di avere un problema al copertone nuovo di Augusto, appena montato. Il nostro primo imprevisto accadeva al nostro debutto: non era un buon segno! Era un sabato pomeriggio di Agosto e, in tempi di pandemia, non è stato possibile trovare aiuto a Piacenza. Dopo qualche chiamata alle ciclofficine dei comuni intorno, ecco che Silvano della Cicli Mazzoni ci è apparso! Il loro negozio era lontano circa 20 km da Piacenza, ma nel senso opposto a quello che avremmo dovuto percorrere, e quindi siamo stati costretti a una piccola deviazione: ma che fare? Gli Imprevisti fanno parte di questo tipo di viaggi e sono sempre un’opportunità per esercitare la nostra pazienza: e ce l’abbiamo fatta alla grande!

Sistemata la situazione del copertone, siamo giunti in serata a Spessa e questo ci ha permesso di godere di uno splendido tramonto sul fiume Po - questo sì è stato un bel imprevisto!

I primi giorni ci sono serviti per scaldare le gambe. A me per abituarmi a stare sulla nuova sella e su una bici mai provata (era in affitto) e per Augusto di fare i conti con i suoi problemi alle ginocchia. Sono giorni accompagnati da RISAIE, RISAIE e ancora RISAIE, ma anche di splendide città come Pavia, Mortara, Vercelli e Santhià.

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Da dopo Santhià iniziano le salite e torno a preoccuparmi: ce la farò ad affrontare le Alpi? 

Dopo un tuffo nel lago di Viverone, ci siamo goduti i primi morbidi dislivelli. A partire da questo punto il paesaggio si trasforma: la pianura padana diventa un insieme di colline e le monoculture di riso diventano vigneti: siamo nel territorio DOC del Canavese. Da questo momento, fino a Ivrea, si pedala tra i vigneti nella maggior parte del percorso, ci sono pure monumenti storici (come la porta di Piverone, la Chiesa romanica di San Pietro), oltre che laghi e boschi, una vera immersione nella natura.

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Dopo una notte piacevole a Ivrea, si inizia la salita verso le Alpi, sempre affiancando il fiume Dora Baltea. A Carema abbiamo avuto l’opportunità di conoscere l’elemento culturale forse più importante di questa città: la coltivazione e la produzione del Nebbiolo di Carema. Siamo stati accolti gentilmente nella Cantina dei Produttori di Carema e abbiamo capito che la sua produzione è da veri eroi: infatti, il lavoro nelle vigne di montagna è estenuante, ma i vini prodotti regalano aromi, profumi e gusti strabilianti!

Dopo la degustazione, rimetterci in sella è stato difficile e siamo ripartiti molto lentamente da Carema. Ma la flemma è durata fino a che siamo giunti alla cascata gelata del Torrente Fer; quella sì che è stata una bella sveglia e abbiamo ritrovato la carica! Finora, le salite non sono ancora troppo impegnative e proseguiamo su un misto di tratti boschivi pedonali e strade regionali. A questo punto, siamo già avvolti dalle montagne che sembrano volerci abbracciare, oppure schiacciare: man mano che saliamo la vallata, loro si fanno più alte, potenti, maestose. Lo splendore del paesaggio ci inebria e, in particolari momenti, ci fa dimenticare la fatica. E così è successo dopo l’impegnativa salita che ci porta al comune di Bard. L’imponente fortezza, sita nella confluenza della Dora Baltea e l’Ayasse ci ha tolto il fiato (che già non c’era), ma non ce ne siamo accorti! Che meraviglia! Arriviamo in serata a Verrès e la fatica cala su di noi. È ora di mangiare, e ricaricare le batterie: il Gran San Bernardo è sempre più vicino!

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Per il sesto giorno, avevo ancora speranze di farcela lungo i percorsi pedonali, ma le gambe hanno iniziato a soffrire, così, per quel giorno, ho deciso di seguire la strada statale e Augusto optò per i saliscendi per i monti. Ragazzi attenti perchè alcuni tratti della Francigena pedonale sono soggetti allo “spingismo”.

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Aosta è meravigliosa e indovinate un po'? Il premio della serata è stato un'altra degustazione nella cantina Ottin: per noi, non c’è maniera migliore per ricaricare le batterie (della testa, del corpo e dell’anima)!

Eccoci al bivio del viaggio, al grande interrogativo che mi tormentava da due mesi. Salirò al valico del San Bernardo sulla bici o prenderò l’autobus? Vi giuro che ci ho messo tutto il cuore che avevo e Augusto tutta la sua pazienza!

Piano piano, pedalata dopo pedalata, fianco a fianco, dopo interminabili soste (e suddividendo la salita alpina in due giorni), ce l’abbiamo fatta! Presi dall’entusiasmo ci siamo buttati nel laghetto, rischiando un congelamento! L’entusiasmo era immenso così come la stanchezza: ma che gioia! Ora, era giunto il momento di celebrare e di assaporare la gastronomia della montagna! Due giorni di sofferenze per salire e un’ora di gioia per scendere: così è la vita! E quando la discesa è così meritata il godimento è alle stelle.

Siamo in Svizzera, ma l’obiettivo è la Francia! Avanti tutta, la Svizzera è splendida! La via francigena lì si chiama “Route 70” ed è curatissima. Abbiamo trovato tratti di bosco incontaminati; ben segnalati e deserti (forse dovuto alla pandemia). Ci aspettavamo giorni di rilassamento e invece sembrava di stare sui colli senesi: un saliscendi continuo.

Siamo arrivati a Montreux, città famosa per il suo festival di jazz, e qui abbiamo sostato per un paio di giorni. Situata sulla riva del lago Lemano, o lago di Ginevra, i dintorni della città sono pervasi di vigneti. Vigneti questi che sono diventati patrimonio dell’umanità, come quelli del Lavaux, conosciuto per le sue magnifiche terrazze che si affacciano al lago. Non potevamo fare altro che partire alla scoperta dei vini svizzeri e, allo stesso momento, celebrare il mio compleanno: ma che fortuna!

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La Via Francigena attraversa questi vigneti del Lavaux e il paesaggio lì è una vera carezza agli occhi. L’aria che si respira è colma dei profumi lacustri insieme alle fragranze dei vigneti. Queste gentilezze naturali contrastano un po’ con gli sbalzi di livello che a volte sono ripidissimi. Niente da preoccuparsi, dato che ogni tanto lungo il percorso ci sono delle cantine, oppure dei chioschi dove si può “ricaricare” e, inoltre, assaporare le meraviglie vinicole di questa regione. Abbandonare quei luoghi è stato arduo e infatti, tra un bicchiere qui, una degustazione lì, abbiamo fatto tardi! Ma fare tardi in vacanza non è un problema! Abbiamo pensato: perché non fare uso dei bei treni svizzeri? Da Losanna si sale in treno e tutto finirà bene … Facciamoci un’altra degustazione dello Chasselas, daje! Triste illusione: abbiamo scoperto (con grande pena) che i treni in Svizzera sono inarrivabili (in realtà anche il prezzo del caffè non scherza!) e così abbiamo dovuto affrontare la tratta da Losanna a Romainmôtier (che per altro è incantevole, piena di boschi, villaggi e molta natura) pedalando fino alla tarda serata. Arrivo stremata, ed è stato, paradossalmente, il giorno più difficile. Da sola e senza il supporto continuo di Augusto non ce l’avrei mai fatta!

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La conseguenza più scomoda di fare tardi in un cicloviaggio, forse, è innescare il meccanismo di reazione a catena di partire tardi la mattina seguente e così via … di modo a dover pedalare sotto il sole più caldo! In questa situazione, è inevitabile che avvenga la tentazione di tagliare qualche tratta (prendere un treno o una via più breve). Alla fine siamo riusciti a resistere e abbiamo proseguito sulle orme di Sigerico, passando per Orbe invece di prendere la scorciatoia per Vallorbe (che ci avrebbe risparmiato qualche kilometro e un dislivello in salita importante). Però, nella vita, quando si fa la scelta giusta si è sempre premiati: quel tratto lo ricordiamo come il più bello e divertente, una giornata splendida parlando con le persone e attraversando meravigliosi boschi.

La meta del giorno era Pontarlier, già in Francia, e ce l’abbiamo fatta, non senza fatica. La Francigena, da Orbe a Jougne, passa per strade regionali poco trafficate dove la ripidità è gradevole, ma constante. Questa caratteristica cambia per salire a Jougne, dove la ripidità è abbastanza significativa. La difficoltà è aumentata dovuto al caldo estivo e anche perché da Orbe diventa molto raro trovare acqua potabile (nelle fontane, molto spesso si trova un cartello che segnala “non potabile”: in Borgogna particolarmente questo problema peggiora). Da Jougne a Pontarlier, il percorso è praticamente stradale, in discesa, e il traffico di camion e macchine si fa intenso. Siamo arrivati a Pontarlier, ancora un’altra volta, al calare della notte. Prossimo passo: commettere un’eresia in una nota rete di Fast-Food! (senza foto ;)

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Per andare da Pontarlier a Besançon, la mia meta di viaggio, non abbiamo resistito alla tentazione e siamo saliti in treno (in Francia esiste un tipo di treno specifico per portare le bici, senza costi aggiuntivi)! Io devo rientrare in Italia per lavorare e, pertanto, mi separo da Augusto con tanto dispiacere e prendo un Flixbus per Roma (questa sì è stata un’altra sfida del viaggio, alla pari con il varco del Gran San Bernardo). Lui, da solo, continuò fino a Reims. Un augurio per tutti i lettori di questo sito che ci ospita: possiate sperimentare e "saggiare" una avventura come la nostra. Arrivederci e Buona Strada. Chiara ed Augusto.

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Hai una storia da raccontare, un diario di viaggio in bicicletta. Vogliamo ascoltare la tua storia! Se la invii a questo sito, sarà inserita in una pagina al più presto possibile come tanti tuoi amici hanno già fatto. Un racconto che resterà per sempre. Invia il tuo racconto in Word a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e  includi 5/10 immagini. Un saluto, ti aspettiamo.

Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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