Camber Sands tour, in bicicletta da Londra. 120 km su attrezzate ciclabili.

12 Aprile 2021 -  Qui in Inghilterra, oggi riaprono  i ristoranti e pub con posti a sedere all'esterno. A me tutto cio' non manca, anzi, voglio isolarmi di piu'. Nevica, ho aspettato un meteo migliore da giorni, piu' tardi dovrebbe migliorare e uscire il sole. Ho deciso, parto! Itinerario consigliato per un week-end per cicloturisti che stanno visitando Londra e dintorni.

 

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Tenda – check. Sacco a pelo – check. Sleeping pad – check. Snacks – check. Firebox (una sorta di fornelletto a legna smontabile in 4 lamelle di titanio) – check. Venticinque Kg di bagaglio, il massimo indicato sulle istruzioni del mio portapacchi Tortec. Dopo circa 18 km sono ancora nel traffico di Londra fortunatamente agevolato dalle comode corsie ciclabili che qui in Gran Bretagna non mancano poi, piano, piano, la natura riprende i suoi spazi: il grigio di periferia si trasforma, muta in un verde sempre piu' acceso, gli spigoli dei council flats anni 80 lasciano spazio alle curve sinuose delle prime colline di Surrey. Il sole brilla intenso in contrasto con un cielo di un blu carico che ancora non sembra essersi ripreso dalle basse temperature.

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Forte di precedenti dolorose esperienze, ora apprezzo il sellino Brooks B17 top di gamma. Carissimo nuovo e, nel mio caso, caro di seconda mano o second-butt come a me piace dire. Continuo a pedalare, mi trovo su strade deserte circondato da campi , vigneti e fattorie.  La bicicletta e' in perfetta condizione, regolata e lubrificata nei giorni precedenti alla partenza e molto silenziosa così posso solo percepire i suoni di occasionali muggiti o belati nel sottofondo a base di svariati, multiformi cinguettii. Sono trascorse circa 7 ore e dopo aver attraversato Chapel Down , (uno dei migliori produttori di vino qui in UK) inizio a considerare dove accamparmi e quindi montare la tenda.

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Incontro un piccolo scorcio che si apre su estesi campi coltivati. Sono quasi le 18,00 e il sole e' sceso rendendo i colori dei panoramici campi che mi circondano, piu' caldi. Non abituato al sacco a pelo, forse per l'emozione del viaggio o forse semplicemente per la stanchezza accumulata, non riesco a dormire (penso che sia capitato anche a voi),e  faccio fatica a prendere sonno.

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Tre del mattino: vengo svegliato da una gelata improvvisa, e' come se per incanto qualcuno mi avesse rubato l'imbottitura del sacco a pelo, oppure che questo si fosse rotto d’improvviso, e non stesse facendo il suo dovere di produrre calore. Guardo dallo spioncino della tenda, e' tutto bianco...Sei del mattino: la mia tenda e' congelata, ha uno strato di ghiaccio da ambo i lati del velo esterno dovuto alla condensa. Accendo un fuoco con legnetti trovati nei dintorni e riesco a fare bollire un po' d'acqua per un, normalmente mediocre ma oggi buonissino capuccino in busta.

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 Dopo l’operazione di raccogliere e ripiegare il tutto, è mia intenzione dirigermi verso le dune di Camber Sands sempre con la calma che contraddistingue i cicloviaggiatori e i cicloturisti. Il sole si fa' piu' alto e intenso e la tenda, lentamente scongela. Quarantacinque i minuti da pedalare per Rye, villaggio medioevale e pittoresco. Lego per bene la bicicletta con tutto il suo carico, bene in vista sul lato opposto della poco trafficata strada, dove i tavolini di un coffee-bar sono molto invitanti. Un Full Special Rye English Breakfast, bacon, salsicce, beans, uova e fries. Venti i minuti da percorrere nell'appropriato percorso ciclabile per arrivare a Camber Sands. L’itenario ciclabile si snoda, tra un cielo blu, privo di nuvole, sopra, ed un cielo verde con tante nuvole di pecorelle, sotto. I prati sono separati da cancelletti che si richiudono dietro al mio passaggio.

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Verso le ore 14,00, Camber Sands e' leggermente ventoso. Famiglie, bambini e festosi schiamazzi al luogo di ristoro presso il mare. “Dove dormiro'?” mi chiedo. Osservo e ispeziono visivamente quelle dune: sono gialle con occasionali cespugli verdi, imponenti sembrano vegliare sulla spiaggia e il mare. Svaniscono gli odori di burgers e dei chioschi. Noto qualche tenda, eretta solo con lo scopo di proteggere dal vento l’ospite che visita questi luoghi. Stanco, approfitto della situazione e infrango la sacra regola del wild camping che dice di montare e smontare la tenda rispettivamente al calare e al sorgere del sole. Scelgo la cima di una duna di mezzo, riparato da due dune leggermente piu' alte da ambo i lati. La marea si e' abbassata, i turisti rigorosamente nazionali (dovuto alle restrizioni di viaggio in vigore) sono partiti. Il panorama che strategicamente dà sull'entrata della tenda è da mozzafiato, la spiaggia immensa lascia trasparire tutta la sua serenità. Sono arrivato sul punto dove ognuno può dire “questo vale il viaggio”.

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Il sole incomincia a calare e scivola via cercando di spegnere il suo calore e la sua luce. All'improvviso il selvaggio galloppare di cavalli che approfittano della bassa marea offrendo loro la possibilita' di lunghe initerrotte corse, mi fanno perdere i riferimenti che mi permettono di stabilire in che epoca sto vivendo e per un momento dove mi trovo, mi aiutano ad accordarmi con me stesso. E con il sorriso nel cuore, mi addormento. (Testi e foto di Bernardo Giusto).

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Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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