Il viaggio in bicicletta, rumori e profumi

Il viaggio in bicicletta

Il viaggio in bicicletta è quiete, rallentamento, disteso abbandono. E' silenzio in cui a poco a poco ho imparato a distinguere minime sfumature di rumore e di odore. Quindi è vita, vita non schiacciata dal dover fare, o dalla fretta di aver già fatto e già vissuto.

 

Vita consapevole che scorre lenta e che sente volentieri il calore del sole che scotta la pelle o il freddo liberatorio della pioggia che cade. Nulla mi dà più fastidio. Non la stanchezza, non la sete e né il peso dell'isolamento quando pedalo da solo.

Seduto sulla bicicletta per una strada qualsiasi, sono in viaggio e sento i colori e gli odori come una musica. Arrivano sul viso con un lungo soffio di vento. Ho con me pochissime cose. Soltanto l'indispensabile. Abbandonata ogni usuale sicurezza non son nessuno. Mi accorgo piano, piano che la vita migliora, diventa più leggera, se riesco a svuotarla di tutta la zavorra possibile.

Anonimo e libero dai pesi, riesco a vedere cose diversamente invisibili. I luoghi attraversati sono tanti: appaiono e scompaiono lenti ad ogni piega della strada. Il viaggio spesso li sfiora e li trascura, superficiale e sbadato come il percorso di ogni giorno...Viaggiare, come vivere, è anche saper tralasciare e spesso è il caso che porta per una strada, perdendone altre.

Un viaggio ben organizzato è semplice. Monotono come un lavoro. Il viaggio senza un programma preciso invece si perde, s'impiglia, incespica. E spesso imbocca sentieri sconosciuti o cancellati. Succede talvolta di far tardi: nel cielo cupo e rossastro della sera che s'avvicina brillano piccole e chiare case, le prime stelle, una nuova luna o le luci di casolari nel buio del bosco. Momento straordinario di emozioni ed inquietudini ...e quasi non mi accorgo di errare come un bambino sperduto...

Ho pedalato dapprima lungo un fiume. Il percorso in leggera discesa è facile ed animato. Basta seguire la corrente... Dal fiume mi viene incontro un'infanzia anche più antica di quella vissuta o ancora di là da venire...ma il pensiero corre più veloce ed è già arrivato al mare: e come in mezzo al mare, stanco di navigare, cerco un porto. Ed allora anche la prossima locanda sarà un approdo gradito per riposare.

Nell’aria velata dal fumo, al centro della sala, tiene banco una signora belloccia e rotonda. Gli occhi appaiono rimpiccioliti fra le guance gonfie e rosse come due mele, ma scompaiono del tutto se ride soddisfatta. I seni sono ben espansi e si abbassano, quasi con noncuranza. Poi si gira e se ne va. Vista da dietro, tuttavia, la sua silhouette migliora notevolmente. Segno che le parti posteriori resistono maggiormente alle ingiurie del tempo.

Si è intanto seduto vicino a me un ubriaco. Non parla e mi sorride gentile: forse il suo sguardo chiede solo un po' di compagnia o, più probabilmente, qualcosa da bere. Una volta soddisfatto, si alza e se ne va scivolando tra la gente senza spandere neanche una goccia di vino dal bicchiere che regge con mano vacillante...
La dolce coltre con cui il cibo ed il vino appannano la mente, non toglie certo il ruvido alle angosce ma le fa percepire più attutite, come i rumori nella nebbia. Solo quel tanto che basta per sentirsi un po' più leggeri. Per ripartire.

Poi, inevitabilmente, ho finito per cedere alla seduzione di quelle grandi montagne che sovrastano il fiume. Col passare del tempo mi è parso scoprire come quei monti e quelle radure formino talvolta il profilo di un volto amato. Un tuffo nella memoria, nella nostalgia.

Ricordare quel viso e lasciarsi andare, sprofondare in quegli occhi o venir risucchiati da quella bocca...ed i pensieri finiscono per assumere l’azzurro terso dell’ energia od il verde intenso della speranza...
Salire fin lassù è appagare un forte amore per gli incanti, per l'immensità del cielo o per ascoltare, in quel silenzio, gli abissi del mio cuore. E' fatica, tenacia, talvolta sofferenza.

Ma quale premio! Arrivato in cima mi sento più forte e sicuro. Forse ed inconsciamente, ho anche un po' meno paura di morire e, talvolta, mi sono illuso perfino di avere ancora molto tempo davanti, come i bambini che corrono e giocano in un prato. Sento la forza dell'autosufficienza perché, in quel momento, semplicemente sono.... e non dipendo più dallo sguardo o dall'umore degli altri.

Sul valico, tra i due versanti, è come essere sopra un ponte. Attraversarlo vuol dire spesso passare da un universo all'altro....
Ma lungo la veloce discesa sono inevitabilmente raggiunto dagli abituali pensieri. Qui il mio viaggio comincia a finire anche se finisce solo quando rimetto il piede in casa. In quel momento mi accorgo di essere magari un poco cambiato. Qualche certezza è caduta. Ma altre ne hanno preso il posto.

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