Lungo il fiume, quiete e silenzio in bicicletta

Lungo il fiume

Il viaggio in bicicletta è quiete, rallentamento, disteso abbandono. E' silenzio in cui a poco a poco ho imparato a distinguere minime sfumature di rumore e di odore. Imponenti, le vette dei monti cominciano ad assumere, lassù, i toni di un rosso indefinibile. Bianco, quasi latteo, si distingue già, verso ponente, un sottile taglio di luna.

La ciclabile, appesa ad un costone, tra rocce e gole scavate, sembra volersi contorcere per rincorrere queste acque che si tuffano, fragorose e spumeggianti, nell’orrido giù verso valle.

Il mio viaggio lungo il fiume è appena iniziato eppure mi pare, in questo saliscendi continuo ed usurante, di pedalare da sempre.
Passano le ore, inevitabilmente, come passano quelle bianche nuvole che una brezza leggera porterà chissà dove insieme al profumo del bosco e del legno appena segato. Passano i giorni, le piccole e chiare case, i volti scavati dei montanari, i miei pensieri.

I fianchi dei monti digradano adesso più dolcemente, illuminati da verdissimi prati e da bianche robinie. Trasformazione, tra asprezze ed incanti, di questo mutevole paesaggio.

Finalmente intravedo laggiù la pianura: geometrie verdi e gialle di campi coltivati.

Lungo il fiume, che ora scorre tranquillo e rassicurante, filano via, uno dopo l’altro, lindi paesini, qualche pretenziosa dimora, torri e campanili.
Sull’argine fangoso si è posato un gabbiano. Signore del vento e del cielo, tanto è nobile ed elegante in volo quanto a terra appare impacciato e ciondolante: mi guarda circospetto e sembra proprio non saper cosa fare.

Lì vicino i resti, in parte sommersi, di una vecchia bici abbandonata formano un curioso disegno: un astratto ricamo dai contorni arrugginiti.
Un vecchio ponte di legno. Un’allettante opportunità di passare tra acqua e cielo e di poter godere, anche solo per pochi attimi, sospeso sul fluire della corrente, la sensazione di essere sulla prua di una nave.

Così, forse per caso come talvolta capita nella vita, si va per una riva perdendo però l’altra.

In una piccola piazza, sotto bianchi ombrelloni, degli uomini sorseggiano conversando, in attesa della cena, un’altra birra. Più avanti, al riparo da alti faggi, una casa dai colori tenui. Tra i fiori, nel giardino che la circonda, giocano chiassosi dei bambini. Da una finestra socchiusa si diffonde nell’aria, invitante ed intenso, il profumo di cose buone che fa riaffiorare teneri ricordi d’infanzia. Mi succede, in bicicletta ,di tornare bambino. Mi pervade allora una sensazione di levità beata e leggera, direi di allegra incoscienza, di quasi felicità. D’incanto si allontanano il pensiero di invecchiare e, se capita, quello di morire.

Ora la strada entra nel bosco. Un tuffo nel buio, un brivido: la galleria formata dal fitto fogliame incute da subito timore. Quanti i racconti di elfi o fauni, se non di crudeli briganti. Cattivi pensieri che svaniscono presto alla sensazione di fresco ristoro. Talvolta è piacevole, invece, cercare i raggi del sole che filtrano tra i rami. Benedette, brevissime, tepide carezze.

Piccolo e solitario viandante, mi sento re. Emozione, ogni volta, unica ed irripetibile. Così anche il viaggio in solitudine non porta il peso dell’isolamento od il disagio della malinconia.

Lungo il fiume, del resto, non si è mai veramente soli. La compagnia dei suoi abitanti, ora nascosti e silenziosi, ora vivaci e ciarlieri come alcune anatre pettegole, è costante, E poi occasionali incontri durante brevi pause ristoratrici.

Un sorriso, un augurio per saluto, qualche parola in improbabili idiomi imparati molti anni fa ed ormai quasi del tutto dimenticati.

Comincia ad affiorare la stanchezza e lo sguardo intorno si fa superficiale e sbadato come in un percorso ben conosciuto. Meglio allora pedalare adagio, quasi per inerzia, perché sia più dolce la fatica.

Oggi ancora e poi il ritorno. Domani, dal treno che sferragliando mi riporterà a casa, rivedrò, come in un film che scorre dalla fine, la strada percorsa. Per molto tempo porterò con me, per riassaporarle nella quiete della sera, queste sensazioni.

Chissà, se una volta a casa, riuscirò a prender sonno senza più un manubrio tra le mani!

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