Dall'Argentario al Conero in bicicletta - prima parte

La lunga marcia parte da Orbetello (GR) e arriva ad Ancona (AN) percorrendo in cinque tappe 359 km superando oltre 5000 mt di dislivello

Dal Tirreno all'Adriatico, un viaggio in bicicletta che attraversa in orizzontale l'Italia, per congiungere idealmente i due promontori posti geograficamente "all'altezza del cuore" del nostro Paese.

 

 

Seguendo la falsa riga della Ciclovia 8 di Bicitalia, il progetto FIAB per la promozione del cicloturismo, la lunga marcia parte da Orbetello (GR) e arriva ad Ancona (AN) percorrendo in cinque tappe 359 km superando oltre 5000 mt di dislivello attraverso Toscana, Lazio, Umbria e Marche.

Orbetello, Capalbio, Bolsena, Orvieto, Todi, Massa Martana, Bevagna, Foligno, Altopiano di Col Fiorito, Serravalle di Chienti,Tolentino, Macerata, Recanati, Loreto, Numana, Ancona i centri d'interesse storico, paesaggistico e culturale che si incontrano durante il cammino. Le Vie Aurelia, Cassia e Flaminia, le strade consolari che si percorrono, dell' Albegna in Toscana, del Tevere in Lazio, del Chienti e del Potenza nelle Marche, le valli dei fiumi che si seguono.

1 strada dellabbadia
2 strada abbadia
3 orvieto

Prima tappa con dati gps qui Orbetello – Capalbio - Vulci, Ischia di Castro e Valentano

Da Orbetello a Bolsena attraverso la Maremma laziale; un'alternativa "selvaggia" alla più gettonata ex statale (ora regionale) 74 Maremmana, la bretella di collegamento ad alto scorrimento e via preferenziale, discretamente trafficata, tra le strade consolari Aurelia e Cassia, da Albinia (GR) a San Lorenzo Nuovo (VT).

La SR 74, rettilinea e pianeggiante nei primi 13 km, è stata di recente oggetto di una pesante revisione con eliminazione di molte curve e allargamento della carreggiata nel tratto in salita da Marsiliana a Manciano, ciò ha reso ancora più veloce lo scorrimento delle auto e di conseguenza aumentato il rischio di incidentalità per chi la percorre in bicicletta.

Per questo motivo in questo viaggio, che ha l'obbiettivo non secondario di "testare" un percorso su cui far scorrere la futura Ciclovia 8 di Bicitalia, è stata cercata una soluzione alternativa. Inevitabilmente fuori rotta un gioello paesaggistico come Pitigliano, da Orbetello Scalo (km 0) procediamo su un non meno suggestivo paesaggio lungo la costa dirigendosi a sud.

La collina di Ansedonia, la "strada del mare" che costeggia, praticamente senza traffico, il lago di Burano (Oasi del WWF al km 16) e, lasciandoci la rocca di Capalbio sulla sinistra, (km 29) si prosegue con l'attraversamento di una delle zone più integre e selvagge della Maremma, la "strada dell'Abbadia". Vecchia dogana nei lunghi secoli della transumanza, la strada segna da sempre il confine tra Toscana e Lazio, e "da sempre" si trova in uno stato di abbandono, con fondo sterrato tre km dopo Pescia Fiorentina (inizio sterrato al km 33) e ben tre guadi sul suo percorso.

Ultimamente però, anche grazie all'aumentata presenza turistica nella zona, il tratto sterrato è stato oggetto di recenti lavori di consolidamento da parte del consorzio Bonifica Osa-Albegna e, pur mantenendo il fondo a ghiaia, ha acquistato una discreta comodità di scorrimento, almeno fino a tre km dall'incrocio con la SP 67 "Campigliola" (siamo ancora in provincia di Grosseto) dove ritorna il fondo in terra battuta, transitabile quindi, solo in periodi non particolarmente piovosi.

Non ci rimane da augurarsi che il Consorzio Bonifica abbia tra i sui programmi il completamento del fondo di questa antica dogana. Noi abbiamo avuto fortuna, se cosi si può dire, trovando tempo secco e caldo torrido, e proprio gli ultimi chilometri ci hanno regalato paesaggi lunari e solitudine, rotta solamente dal latrato di qualche cane pastore che ci "fiuta" in lontananza.

Pochi metri dopo aver ritrovato l'asfalto della SP 67, che incontriano al km. 41,800, si sconfina in Lazio. Non può mancare una sosta presso l'imponente ponte dell'Abbadia, costruito dagli Etruschi e ampiamente rimaneggiato in epoca romana e medievale, sorretto su due arcate, la maggiore delle quali ha una luce di circa venti metri, scavalca le gole del fiume Fiora da un’altezza di trenta metri.

Attigua al ponte, l’abbazia di San Mamiliano, successivamente trasformata in castello, oggi sede del museo storico archeologico di Vulci. Lasciato il castello ci inoltriamo nel territorio dell'Alta Tuscia incrociando, al km 46,500, la SP di Doganella. Giriamo a sinistra in direzione Ischia di Castro, la strada si presenta come un lungo rettilineo in falso piano e per i primi tre km si va su bene, la pendenza media non supera l'1% e un breve tratto al 3% non ci impedisce di salire con un buon ritmo.

Superate le immense cave di inerti tufacei sulla nostra destra, la strada inizia a serpeggiare tra la campagna, la pendenza aumenta. I quattro km che seguono si riveleranno i più duri della giornata, con una pendenza media del 4% e picchi del 7%, il caldo ed il traffico pesante mi fanno quasi rimpiangere la SR 74... sto pedalando in salita, su una strada stretta, con mezzi pesanti che trasportano ghiaia ed inerti che ti sfiorano o ti frenano addosso... uno spasso!

Proprio ciò che volevo evitare. Km 63,700; raggiungiamo Ischia di Castro, sono le ore 13,10 e benedetta è la fontanella all'entrata del bellissimo parco ombreggiato tra il centro storico e la provinciale SP 47 del Lamone che porta a Farnese. Ristoro meritato e pausa presso il bar accanto al parco.

Le tracce del passato, vivono nella toponomastica di queste terre; a Pianiano, piccolo borgo medievale sei chilometri da Ischia di Castro, un tempo fortezza della potente famiglia dei Farnese, si trovano le indicazioni per Cellere e "La grotta del Tiburzi", il più famoso brigante di Maremma, che qui nacque nel maggio del 1836.

Saliamo ancora, da Ischia di Castro, fino a toccare al km 68, i 520 mt s.l.m. dell'incrocio con la SS 312 Castrese. Un km di discesa verso Valentano e siamo ancora fermi, per goderci un caffè ed uno splendido panorama sul lago di Bolsena. Ormai ci siamo, la salita è terminata e una manciata di chilometri ci separano dal lago e dall'arrivo di tappa. Raggiungiamo le sponde del lago di Bolsena dopo una lunga picchiata di 4 km. Nella foga della discesa qualcuno "salta" la deviazione a sx che si stacca dalla statale al km 76,600 (cartello indicatore Gradoli) e che conduce al lago.

Poco male, raggiunto il lago dopo una corta e ripida discesa, (attenzione ai freni! pendenza oltre il 12%) attendiamo l'amico Marino all'ombra, direttamente sulla spiaggia, facendo subito conversazione con alcune persone che si godono il fresco dell'acqua ed il panorama di questo splendido lago vulcanico. Su questo lato, la riva è ombreggiata e percorsa da una strada, sterrata nel primo chilometro, che permette l'accesso alla spiaggia su cui insistono alcuni campeggi stagionali e ritroviamo le tracce del "Sentiero dei Briganti" subito dopo aver superato l'antica Chiesa di San Magno.

Costruita nel corso del XV secolo dal Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta, in questa chiesa, il 19 agosto di ogni anno, può essere lucrata l'indulgenza plenaria, detta "Perdono di San Magno", grazie alla bolla pontificia di Papa Paolo V e rinnovata nel 1774 da Papa Benedetto XIV. Uno dei caseggiati una volta appartenuti all'Ordine cavalleresco ospita adesso un ottimo ristorante, dove si possono gustare le specialità di pesce del lago di Bolsena, dal nome inequivocabile: "Il Purgatorio".

Si pedala in scioltezza sul fondo sterrato del sentiero lungo la sponda del lago, fino a che non si interrompe al km 85,500 e inevitabilmente ritroviamo l'asfalto della SS 489 di Gradoli, che dopo 2,5 km si innesta sulla SS 2 Cassia. La vecchia consolare porta ancora un discreto e veloce traffico.

Percorriamo gli ultimi sei km in rigorosa fila indiana, anche se qualche automobilista frettoloso non si accontanta e ci strombazza sorpassandoci, noi più di questo non possiamo fare... Insegna sulla destra: Hotel Eden, si rallenta... dentro! Siamo arrivati. Adesso doccia, piscina e relax fino a cena... di pesce ovviamente.

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SecondaTappa con dati gps qui Bolsena - Orvieto - Todi – Massa Martana

Da Bolsena a Todi passando da Orvieto e arrivo a Massa Martana. Già sulla carta questa era la tappa con più incognite, un continuo succedersi di saliscendi con la possibilità di scelta di due rotte nel tratto da Orvieto a Todi, la prima a seguire la traccia della vecchia strada SS79 bis.

È la via del Parco Fluviale del Tevere e del castello trecentesco di Prodo, da cui si domina tutta la valle. La seconda rotta, costeggiando il lago di Corbara, ci consentirebbe sulla carta di risalire la valle del Tevere con un minor dislivello. Le due rotte si sarebbero ricongiunte ai piedi del colle di Todi, ma partiamo dall'inizio:

Bolsena ore 9,00, la partenza dopo una abbondante colazione. Foto ricordo all'ingresso del borgo della città vecchia e subito si inizia a pedalare gli ampi tornati panoramici, non mancheranno le soste per fotografare lo splendore del panorama, che ci porteranno ad uscire dalla conca del lago scollinando a 578 mt di altezza, un km prima di incrociare la SS71.

Abbiamo percorso gli ultimi 6 km con una pendenza media del 3,8%, max 11% lascianoci alle spalle il lago e 280 mt di dislivello. Un buon inizio, se non fosse per quei nuvoloni grigi che ci corrono veloci incontro. Procediamo sulla Statale, che in quell'ora è quasi deserta, andando via veloci sulla discesa che precede l'ampia depressione da cui sorge la rupe tufacea su cui è edificata Orvieto. Località Gabelletta (notare il toponimo Gabelletta; il dizionario alla voce gabella recita: gabella - dall'arabo dialettale gabēla, variante di qabāla, lett. "versamento").

Noi la nostra gabella la pagheremo con non poco affanno per risalire i 2300 mt che ci separano da Porta Romana, l'ingresso al centro storico della città. Pendenza media 5,2% max 11,2%. Ci dilunghiamo a gironzolare tra gli stretti vicoli del borgo, prima di affaciarsi sulla meravigliosa Piazza del Duomo, un capolavoro di architettura gotica con intarsi di marmi policromi e mosaici abbaglianti. L'interno della cattedrale contiene tra le altre, importanti opere d'arte di Luca Signorelli insieme ad una spettacolare Giudizio Universale nella Cappella di San Brizio.

Un altro grande artista, Beato Angelico, ha completato gli angeli nelle volte del soffitto. All'angolo di Via del Duomo sopravvive ancora la torre dell'orologio meccanico che suonava i momenti di lavoro e di riposo per gli operai del cantiere nel corso dei secoli. La nostra sosta è giocoforza breve, non ci permette di vedere le opere interne e ripartiamo con l'intento di tornare con calma per rivedere le bellezze del passato di questa magica città, cogliendo con preoccupazione i cumuli di nuvole, che ora si sono fatti più minacciosi.

Raggiunta Orvieto Scalo dobbiamo decidere la strada tra le due rotte alternative: Prodo o Corbara? Sull'alta valle del Tevere già piove a dirotto e le colline sono coperte da una fitta nebbia. Vada per Corbara. Il traffico della Statale 205 Armerina è sostenuto e l'asfalto inizia a bagnarsi. Al km 35 lasciamo la 205 per immetersi sulla SS448 del lago di Corbara. Km parziale 39, abbiamo da poco superato la diga di sbarramento del grande invaso, che si aprono le cateratte del cielo.

È la prima pioggia che rivediamo da giugno, la siccità ha lasciato tracce ben visibili, lo vediamo dalla secca in cui versa l'invaso. Indugiamo un poco e, indossate le mantelline, riprendiamo a pedalare. La pioggia ci bagna ma ci preoccupano di più i numerosi TIR che ci sfiorano veloci alzando spruzzi sporchi di asfalto.

La statale congiunge tra di loro, risalendo la val tiberina, la A1 con la E45, due arterie nazionali di evidente inmportanza e il traffico purtoppo per noi, non manca mai. Un’ottima via per i camionisti... meno adatta per i ciclisti. La ciclovia di Bicitalia non può passare da qui, la segnalaremo come alternativa alla via "alta di Prodo".

Km 57, ritroviamo l'innesto della SS 79bis Orvietana poco prima dell'attraversamento del Tevere sul seicentesco ponte su cui si affaccia l'antico avamposto fortificato di Potecuti. Qui, nel 1313 fu costruito un castello a difesa di Todi, di esso rimangono le mura e la porta di accesso. Da Pontecuti inoltre, partivano nel passato i tracciati della transumanza verso la Maremma toscana, quella stessa Maremma che solo due giorni fa è stata il punto di partenza del nostro viaggio in bicicletta.

Con questi pensieri affrontiamo gli oltre tre km che ci separano dal centro storico di Todi, che vediamo su, duecento metri sopra le nostre teste. Dopo venti minuti, fradici di pioggia ma felici, ci fermiamo al cospetto della Chiesa di Santa Maria della Conciliazione, la grandiosa basilica a pianta quadrata che sorge davanti alle mura duecentesche di Todi. Ancora pochi minuti e ci godremo una bella sosta, con noi abbiamo tutto l'occorente per cambiarci e proseguire asciutti il nostro viaggio.

Una accogliente rosticceria nei pressi di Piazza del Popolo, sembra aspettarci con calde schiacce ripiene e birra, intanto è tornato il sole. Usciamo da Todi a freni stretti, discendendo con attenzione i lastricati dei vicoli medievali, resi scivolosi dalla recente pioggia. Al km 64 impegnamo il sottopassaggio della E45, lasciandoci alle spalle la maestoistà del colle di Todi, la cui sagoma ci accompagnerà ancora per molti km. Ci addentriamo attraverso la campagna su strade secondarie e prive di traffico, ricche di fascino, ma anche di ripidi ed impegnativi saliscendi che ci accompagnano fino alla collina di Collevalenza.

Il millenario borgo medievale, a lungo conteso in sanguinarie battaglie tra guelfi e ghibellini, fa oggi da contorno al grandioso Santuario cattolico dell'Amore Miracoloso, il centro spirituale e di pellegrinaggio fondato dalle "ancelle dell' Amore Misericordioso" di Madre Speranza di Gesù Alhama Valera.

Gli edifici religiosi del santuario sono una delle più significative espressioni di architettura sacra della seconda metà del XX secolo; si tratta di un imponente complesso dotato di moderne strutture recettive inserite in una serie di costruzioni disposte sui versanti della collina di Collevalenza. Il nucleo centrale è costituito dalla grande chiesa, consacrata nel 1965, opera dell'architetto spagnolo Julio Lafuente, e dalla cappella dell'Amore Misericordioso voluta da Madre Speranza.

Questa, che costituisce il punto di partenza di tutto il complesso, venne eletta a santuario nel 1959 e ricevette la visita di Giovanni Paolo II nel 1981. La nostra meta è di impronta più profana, un accogliente agriturismo dove una prelibata cena dai sapori sinceri ci rimetterà in forze per la tappa successiva. Ci arriviamo dopo aver percorso 83 km e superato 1380 mt di dislivello in salita.

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