Estonia III^ - da Koguva al confine Lettone in bicicletta

da Koguva al confine Lettone (terza parte)

Il gruppo prosegue sempre compatto. Ci sono in verità alcuni scatti più per provare le proprie forze o per scattare qualche foto che per staccare gli altri. Gli altri che non perdono tempo a raccontarsi, a conoscersi, a sorridere. Il mare che è a poca distanza sulla destra occorre cercarlo al di là del bosco penetrando per sentieri sterrati di qualche chilometro

 

con la collaborazione di LaBicie...

Koguva - Parnu 120 km.

Il tratto di 10 chilometri che da Koguva raggiunge il traghetto a Kuivastu è l'unica strada praticabile. Anche Ostseekusten Baltikum (la guida esterbauer) prevede questo tratto pur se con traffico. Il traffico si intensifica negli orari in cui il traghetto arriva o parte. In quei pochi minuti di sosta in cui vengono scaricati e imbarcati i veicoli, questi partono formando temporaneo traffico. Pochi minuti dopo la strada ritorna deserta. Per qualche tratto una linea sull'asfalto divide la circolazione auto dalle bici, ma comunque non sussiste pericolo. La strada corre con vegetazione sui lati e attraversa solo un villaggio, Liivia, attrezzato turisticamente e con la possibilità di qualche acquisto. Arrivati al porto la vista del mare concede finalmente una visione diversa sul paesaggio.

Quaranta minuti di traghetto dividono definitivamente le isole dal resto dell'Estonia. Lo sbarco a Virtsu, sulla terraferma, riporta immediatamente ad incontrare le segnalazioni del percorso: prima in compagnia del traffico, poco dopo percorrendo una ciclabile asfaltata in sede propria di recente esecuzione. Il tragitto attraversa il tratto di mare (stagno più che mare), e svolta a destra tenendosi vicino al mare ma con poca possibilità di vederlo. Alcuni chilometri dopo la strada diventa sterrata (fondo abbastanza liscio) e prosegue fino ad incrociare la strada N. 101 per Tostamaa e Parnu. Non scoraggi l'indicazione Parnu 80 km, perchè sono chilometri decisamente belli, leggermente ondulati, e attraversano varie piccole località identificate solo dalla fermata dell'autobus. Poche case in legno e una via sterrata laterale danno l'idea del centro abitato che sembra finire laddove è appena iniziato.

Villaggi corti e come i loro nomi: Tamba, Nomme, Varbla, Ohu, Kulli, Saare, Vaiste. La campagna circostante è fiorente, ben coltivata e in piena esplosione vegetativa. Alcune cicogne richiamano l'attenzione sui nidi con già i loro piccoli. Volatili di altre specie roteano sopra i campi. C'è la sensazione di trovarsi in alta montagna, in una di quelle vallate nazionali, sopra i mille metri, ricche di alberi ad alto fusto, con le coltivazioni (orzo e grano) prossime alla maturazione, con i bordi delle strade ben rasati e i prati ricchi di ogni specie di erbe in fiore. Il taglio dell'erba è già iniziato: buon segnale per noi perché può significare che il sole dovrebbe durare almeno qualche giorno fino all'essiccamento dell'erba. Il gruppo prosegue sempre compatto.

Ci sono in verità alcuni scatti più per provare le proprie forze o per scattare qualche foto che per staccare gli altri. Gli altri che non perdono tempo a raccontarsi, a conoscersi, a sorridere. Il mare che è a poca distanza sulla destra occorre cercarlo al di là del bosco penetrando per sentieri sterrati di qualche chilometro. Lo facciamo a Vaiste, e lì consumiamo il pranzo su panche in legno in riva al mare. Oggi 23 giugno l'Estonia è ferma per la festa nazionale della liberazione. In realtà c'è movimento e animazione soprattutto nelle località più popolate. Il nostro arrivo a Tostamaa coincide con la rappresentazione militare della liberazione. Tra i fuochi amici che sparano a salve, i turisti in maglietta da ciclisti, deposte le bici, si trasformano in inviati di guerra. Essi sparano le loro fotografie e vengono impauriti e storditi da bombe e fumogeni che il nemico lancia contro.

Conquistata la duna la festa continua con il rancio e termina con il caffè. Viva l'Estonia, viva l'Italia. Gli abbracci di ringraziamento raggiungono subito le crocerossine e si trasformano in baci e abbracci prolungati. Chi rimase a far festa, udì risuonare le note sempre più deboli dell'inno di Mameli che le voci dei variopinti cavalieri su due ruote cantarono mentre ripartivano. Si segue costantemente la Eurovelo 1 e le sue indicazioni si trovano sempre prima delle deviazioni e/o agli incroci. La strada ha un discreto traffico, il paesaggio di pinete e bosco non muta. In località Lindi una piattaforma rialzata viene segnalata per osservare la zona umida circostante. Immediatamente sulla destra l'itinerario, segnalato, entra in uno sterrato che conduce al mare. Il golfo di Parnu appare, da lontano, nella sua grandezza. Il percorso passa attraverso splendide casette, alcune con tetto in paglia, i cui giardini si concedono facilmente alla fotocamera.

La riva del mare, in parte sassosa e sterrata, in parte sabbiosa e in parte a canneto è illuminata da un sole ancora splendente. Il ritmo diviene forzatamente lento anche per il vento contrario. In questo giorno di festa molti sono gli incontri con bagnanti, pescatori, famiglie e bambini. La vegetazione è rada e lascia ampio spazio allo sguardo. Davanti a noi le costruzioni della città si fanno sempre più vicine. Negli ultimi 6 chilometri, la strada, lascia il mare e raggiunge ancora l'arteria principale N.60 dopo aver attraversato un campo da golf e superato il fiume Audruj. Sull'arteria di traffico verso la città, una ciclabile laterale porta fino in centro. Parnu appare in tutta la sua bellezza sul ponte del fiume omonimo quando, a destra e a sinistra, le strutture del porto mescolano la loro visione con i campanili e le torri. 120 chilometri oggi, ma spesi bene. (pernottamento hotel Bristol).

Parnu nella festa di Sangiovanni e dei Paesi dell'Anseatico.Giro in città 35 km.

Il giorno di riposo dopo i 400 km percorsi da Tallin a Parnu attraverso le isole è meritato e soprattutto fortunato. Coincide con la festa di Sangiovanni e con la manifestazione delle città legate tradizionalmente alla antiche repubbliche Anseatiche. Parnu è una città nobile, gentile, raffinata. La storia le ha attribuito queste caratteristiche. Pur con la sua modernità mantiene ancora fede alle sue tradizioni.

Gli ampi parchi, (spazi per riposo e cultura), le spiagge, gli edifici del centro, le attività culturali e museali ne mantengono la fisionomia assegnatale dalla storia. In questo giorno di festa speciale, gli anziani, i giovani, le famiglie e i tanti bambini vivono la spiaggia. Una spiaggia larga, con acqua poco profonda, che inizia in città, oltre il parco, appena oltrepassate le dune. Una sabbia fine e chiara riflette una luce che mette a dura prova gli occhi se privi di protezione. Un campanello suona e sulla passerella in legno arrivano le nostre bici fino al bagnasciuga.

Numerose le bici, parcheggiate prima o direttamente sulla spiaggia. Sono assenti invece i rumori di musica o di suoni diversi. Lievi, le voci, arrivano portate dalla brezza quasi come sussurri. Grosse palle azzurre e trasparenti rotolano verso il largo, ma sono trattenute a riva da cordicelle legate a terra. All'interno bambini sorridenti rotolano con esse. Sullo sdraio bianco, un telo giallo crea un'immagine cartolina. C'è una strana immobilità. Più che vita dà l'impressione di una pittura o di una fotografia. Ognuno osserva e si muove con estrema lentezza e sotto la luce velata del sole, rivive un'atmosfera che sembra uscita da mano di artista: pittore o fotografo. La bandiera sul pennone cambia colore anche se nessuno sembra interessato ad essa. La ragazza che la sostituisce è sempre la stessa bionda, occhi azzurri e fisico da atleta in maglietta rossa: qualcuno è più interessato a lei.

Una maglietta azzurra con la scritta Italia sulle spalle di un bambino, ci fa ricordare che nel pomeriggio c'è collegamento televisivo con il Sud Africa e con la partita decisiva per la nazionale azzurra. Il deludente dopo partita mi riporta sulla spiaggia fornito di fotocamera a cercare consolazioni. E' tardi, il sole è velato e una coltre grigia copre tutto. Fioccano ugualmente gli scatti fino all'esaurimento della scheda. I pixel hanno registrato un paesaggio senza confini all'interno del quale figure e situazioni, luci e colori vengono sorpresi prima dai sensi, trasformati in concetti e quindi in files. Saranno stimoli per pensieri, contenuti e trame di futuri progetti. La sera avanza, la notte non arriva. Il sole rallenta un tramonto inseguito da mille pensieri.

“Annego l'anima nella rossa pace di raggi che giocano col vento il corpo gode nell'ora che conforta su un sospiro e un desiderio a unire realtà e pensiero in un guizzo che trapassa l'aria e l'onde. Mi scivolano dentro gocce d'armonia. (Ada Firino) Ti chiamerò ancora amore, chè tu, testimone dell'assenza perenne, rinasca nel sopito sussurro del mio incessante abbandono ”.(L.H. Stone)

 

La città il giorno seguente è cambiata. Le vie del centro hanno mutato la toponomastica adottando le denominazioni antiche. Vasi e fiori arredano ogni angolo, chioschi di artigiani e venditori in costume medioevale sono ovunque. E' la festa commemorativa delle città Anseatiche e la città di Parnu ritorna indietro nella sua storia. Lo fa sorridendo, più del solito, attraverso i volti dei figuranti in costume, attraverso gli occhi delle figure femminili. Un mare in tempesta, il cuore che riceve gli sguardi di quegli occhi che portano le sfumature del mare.

Occhi che “sotto la tenda dei cigli sembrano fuochi notturni” capaci di rendere acqua i sentimenti più focosi; occhi “che sanno più di quanto mostrino e che ci misurano con una estensione che difficilmente riusciamo a capire”.(M. Selimovic) Occhi di bellezze estoni. Quel giorno ne vidi molti.

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