Cicloturista tra i Balcani, Ostinato e Ambizioso, un Viaggio 44 Anni dopo il Mississippi
Questo è il racconto di, Peter ter Huurne, che non ha smesso di cercare. E che, ad ogni pedalata, scopre che il mondo è ancora lì. Pronto a stupire.
Preparazione
Peter ter Huurne ha pianificato con cura il suo viaggio in bici, partendo da Vlorë (Albania) e con arrivo a Bled (Slovenia), dove prenderà l’autobus di ritorno dopo 34 giorni. Mesi prima della partenza ha studiato un possibile itinerario, raccogliendo informazioni su sei paesi poco conosciuti per lui. Ha selezionato città e aree naturali da visitare, collegandole con l’app Komoot in un percorso non lineare e volutamente lontano da strade costiere trafficate e capitali. Ha programmato tappe giornaliere in base alla disponibilità di campeggi e ostelli, salvando in anticipo le sistemazioni migliori su Google Maps, consapevole del tempo che serve ogni giorno per trovarne una. Il percorso previsto è di 2200 km, ma prevede margini di flessibilità per deviazioni, scoperte e giorni di riposo, in base al meteo, alla fatica e alla bellezza dei luoghi.
Qui racconta i 13 giorni attraverso Albania, Macedonia, Montenegro.
"Quando non sai cosa aspettarti, alcune persone si preparano a fondo. Io sono uno di quelli. Già mesi prima della partenza ho iniziato a studiare un possibile itinerario, le sistemazioni per la notte e le informazioni fondamentali su sei paesi quasi del tutto sconosciuti per me" confida alla Redazione "solo il punto di partenza, Vlorë, è certo come pure quello di arrivo: Bled, in Slovenia, da dove un autobus mi riporterà a casa dopo 34 giorni nei Balcani".
Peter pianifica la lista di città e aree naturali tra le più belle della regione, e con l'aiuto dell’app Komoot, collega questi luoghi in un percorso che non segue affatto una linea retta verso Bled. Inoltre, segue i consigli di altri ciclo-viaggiatori. Decide fin da subito di evitare le trafficate strade costiere, soprattutto in Croazia. Per sua scelta non include le capitali nell'itinerario.
"Adatto il percorso alle possibili tappe giornaliere e alla disponibilità di campeggi e ostelli, su cui mi concentrerò maggiormente. Decido anche di utilizzare piattaforme di ospitalità come Warmshowers, ma come già accaduto in Italia, è difficile trovare sistemazioni tramite questi canali". Seleziono per esperienza in anticipo le sistemazioni più promettenti e le ho salvate tra i preferiti su Google Maps, convinto che cercare e trovare ogni giorno il posto migliore dove dormire richiede molto tempo".
Il percorso programmato misura 2200 km. In base all’esperienza dell’anno scorso, Peter conosce soprese che ci potranno essere: deviazioni, cambiamenti, nuove scoperte, incontri. Prevede quindi un aumento di almeno del 10% sul totale chilometri. Secondo la logica di Peter ogni tappa prevista di ogni giorno, potrà essere modificata. Così come l'itinerario strada facendo, pure i giorni di riposo in base al meteo, alla condizione fisica e a quanto il luogo inviterà a restare un giorno in più.
Primo giorno: da Brindisi a Dhërmi km 63
Parto da Brindisi con il traghetto per Vlorë.
C’è da subito un problema con i biglietti — i codici a barre non sono stampati correttamente. Dopo un controllo manuale, per fortuna posso proseguire, e alle 22:50 la mia bici è finalmente legata a un tubo all’interno della stiva gigantesca della nave. Cerco un posto su una delle poltrone per passare la notte. Al mattino, alle 8:00 a Vlorë sono già in sella. La prima sorpresa: scopro che Vlorë è stata una delle tappe di arrivo del Giro d’Italia del 2025: il cartello è ancora sul posto a ricordarlo.
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Percorro la costa in direzione sud fino alla mia prima tappa, Dhërmi. I primi 20 chilometri sono lungo una costa che non mi attrae: località balneari, alberghi, cantieri ovunque.
L’Albania si distingue per le sue montagne imponenti, e Dhërmi, pur essendo sul mare, si raggiunge solo dopo una lunga salita ripida fino a quota 1000 metri. Poi una discesa spettacolare su ottimo asfalto, e come ricompensa, dopo 63 chilometri, una vista magnifica sul mare.
Alloggio al Camping Paradise, dove un giardino con alberi di ulivo e una coppia ospitale che trascorre la giornata a cucinare piatti deliziosi, rende il posto degno del nome che porta.
Peccato che intorno al campeggio si costruiscano freneticamente hotel di lusso.
Penso al domani, forse questo paradiso non esisterà più, e mi chiamo felice di essere qui ora.
Secondo giorno: da Dhërmi a Lukovë km 55
Incontro Ewal a colazione, un ex postino di 66 anni di Monaco di Baviera, la seconda giornata prosegue lungo la costa ma si devono percorrere anche 1300 metri di dislivello fino a Lukovë. Il Camping Gate to Horizon, un campeggio biologico idilliaco, è situato direttamente sul mare.
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Terzo Giorno in Albania: da Lukovë a Gjirokastër 74 km
Lascio la costa e, passando per Saranda, pedalo fino a Gjirokastër. Era un sogno voler arrivare in questa città: una delle città più antiche dell’Albania, nonché centro culturale della minoranza greca nel paese. Il centro storico è stato inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO.Su consiglio del gentile proprietario del ristorante, alloggio al The Friends Hostel, in un dormitorio da sei posti. Per 13 euro non avrei potuto trovare un posto migliore: camere curate, un bar accogliente e una terrazza sul tetto con vista sulla città e sul castello.
Qui incontro Jin, una ragazza sudcoreana, e condivido con lei la serata.
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Quarto giorno: da Gjirokastër a Benjë Petran 75 km
In linea d’aria sarebbero solo 25 chilometri, ma per arrivarci si deve aggirare una massiccia catena montuosa. Il percorso è piacevolmente pianeggiante, con soli 440 metri di dislivello, e grazie all’assistenza elettrica mantengo una velocità media di 23 chilometri all’ora.
Arrivo al Camping Mulliri, una struttura semplice ma ben posizionata, con ristorante e affacciata su un bel fiume, dove con un livello d’acqua più alto si pratica anche il rafting.
Il soggiorno è molto rilassante, con agnelli mansueti che si riposano sui miei piedi sotto il tavolo del ristorante.
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Quinto giorno: da Benjë a Leskovik 59 km
I primi 35 chilometri scorrono pianeggianti lungo il fiume. Attraverso brevemente il confine con la Grecia e poi rientro in Albania, questa volta in direzione di Leskovik. La strada, realizzata con fondi dell’Unione Europea, è in ottime condizioni e sale dai 400 fino ai 1071 metri di altitudine. Lungo il percorso attraverso Leskovik, città distrutta durante la Prima guerra mondiale. È una cittadina povera, non particolarmente bella, ma autentica. Il campeggio si trova vicino a un lago, e in lontananza mi fanno compagnia i campanacci delle mucche. Una passeggiata lungo la riva mi conduce fino a loro e scopro la loro bovina serenità nel bagnarsi e bere nell’acqua bassa. Ascolto, modellando il mio ritmo su di loro, il concerto delle loro percussioni.
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Sesto giorno: da Leskovik a Korçë km 74
Ritengo utile dedicare questa giornata alla visita della città di Korçë: città si trova a 20 chilometri dal confine greco e non lontano da quello con la Macedonia. Dopo Ersekë ci sono due strade per raggiungere Korçë. Scelgo quella nuova che è in condizioni migliori, ma include pure una salita impegnativa con pendenze fino al 15%. Korçë ha una storia turbolenta. Fino al 1912 fu governata dall’Impero Ottomano.
L’indipendenza durò appena due anni, poi la città fu occupata dai greci, seguiti da quattro anni di dominio francese. Nel 1939 arrivarono gli italiani, poi di nuovo i greci, e infine i tedeschi. Oggi è una bella città, con un vivace bazar, una delle moschee più antiche del Paese e molte ville eleganti. Alloggio all’At Home Hostel, gestito dall’artista Ilir. Con mezzi semplici e decorando con i suoi quadri, ha trasformato la casa materna in un ambiente accogliente e pieno di atmosfera.
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Settimo giorno: da Korçë a Ohrid 100 km
Insieme a Fabrice, un ciclista francese conosciuto all’ostello, decidiamo di fare il giro del lago in senso antiorario, con l’obiettivo di concludere la tappa in un campeggio a Kalishta, in Macedonia. Durante questo percorso di 100 chilometri visitiamo per prima cosa il monastero di Sveti Naum, subito dopo il confine, e poi la cittadina affascinante di Ohrid.
“È nota una leggenda, supportata anche dalle narrazioni di un viaggiatore ottomano del XV secolo, Evliya Çelebi, che sostiene l'antica presenza all'interno dei confini della città di 365 cappelle, una per ciascun giorno dell'anno. La città moderna presenta un numero significativamente minore di edifici religiosi. Tuttavia, durante il Medioevo, Ocrida era nota come la "Gerusalemme slava". Lungo la strada, abbiamo spesso una splendida vista sull’ampio e placido lago.
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Ottavo giorno: Da Ohrid a Peshkopi 80 km
Dedicato alla città di Peshkopi, un suggestivo borgo di montagna nel nord-est dell’Albania. Il percorso di 80 chilometri si snoda in gran parte attraverso la Macedonia, costeggiando un lungo lago artificiale. Il campeggio si trova in un frutteto, accanto a una casa lungo il fiume, e a pochi passi dal centro. Un’oasi di tranquillità, con un’accoglienza calorosa culminata con una cena deliziosa e completa. Per questo decido di fermarmi due notti al Camping Kapxhiu.
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Nono giorno, visita della città di Peshkopi.
Animata da un’atmosfera vivace, piena di bar e negozietti la cittadina sembra che tutto venga venduto direttamente da magazzino: ci sono botteghe dedicate solo agli elettrodomestici, ai tappeti, agli abiti da cerimonia o agli articoli da spiaggia. In bicicletta si vede tutto e si vive tutto. In città, capito per caso nel cortile di una scuola proprio mentre si festeggia la fine dell’anno scolastico: gli studenti ballano danze tradizionali con grande entusiasmo. Nelle classi, mi racconta un’insegnante d’inglese, siedono insieme ragazzi di tutte le religioni. Funziona bene, dice “ma a questa festa gli studenti musulmani non partecipano”.
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Decimo giorno: da Peshkopi a Kukës 75 km
Si pedala verso nord, fino a raggiungere Kukës, nel nord-est dell’Albania, non lontano dal confine con il Kosovo. È un percorso montano, con 1530 metri di dislivello, immerso in un paesaggio suggestivo. Il punto più alto è un passo a 1220 metri, da cui si può ammirare il monte Korab, la vetta più alta dell’Albania: 2764 metri, ancora con la neve sulla cima.A Kukës, scopriamo che non c’è un campeggio come speravamo, ma io e Fabrice troviamo una buona sistemazione in una stanza sopra un’officina meccanica. La sera incontriamo Rudi, un ciclista svizzero. Viaggia ultraleggero, quasi senza bagagli, e percorre lunghissime distanze a un ritmo impressionante. Ci chiediamo se, a quella velocità, riesca davvero a vedere qualcosa lungo il tragitto…
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Undicesimo giorno: da Kukës a Koman 110 km + traghetto
Partiamo presto, alle 7:30, e il percorso lungo la SH23 è magnifico.
Già alle 10:00, dopo 50 chilometri e superata Krumë, raggiungiamo un potenziale punto per campeggiare. Ma decidiamo di proseguire fino a Fierzë. Mancano ancora 60 chilometri, e la sfida è arrivare entro le 13:00 per non perdere il traghetto sul fiume Drin. Ce la facciamo! Arriviamo al molo alle 12:45, giusto in tempo per imbarcarci per una splendida traversata in battello di 32 chilometri fino a Koman. È uno dei momenti più belli del mio viaggio in Albania. A Koman cerchiamo il primo campeggio disponibile e trascorriamo una serata piacevole in compagnia di motociclisti belgi della parte francofona del paese.
Dodicesimo giorno: da Koman a Shkodër 64 km
L’itinerario porta verso Shkodër, sulla costa.
I primi 31 chilometri da Koman si snodano in un paesaggio incantevole, ma su una strada sterrata in condizioni pessime — la prima davvero malmessa che incontro in Albania. Considerando i numerosi cantieri stradali lungo il percorso, è probabile che tra qualche anno la situazione sarà molto diversa. Giunto quasi al livello del mare, saluto Fabrice e proseguo da solo fino a Shkodër, una delle città più antiche dell’Albania, affacciata sull’omonimo lago. Dopo una visita al centro e alla nuova ma elegante moschea Ebu Beker, pedalo ancora per 10 chilometri fino a una resort-camping sulle rive del lago.
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Ultimo giorno in Albania. 100 km.
La tappa verso Plav, in Montenegro, segue la rotta più settentrionale attraverso il paese.
È anche l’unico percorso verso il sud-est del Montenegro che evita il traffico della capitale Podgorica.
L’itinerario misura poco più di 100 chilometri e comprende ben 2310 metri di dislivello.
Si parte da quota 50 metri e si raggiunge il punto più alto, a 1387 metri, dopo 75 chilometri.
I primi 39 chilometri sono una salita costante fino a 759 metri, seguiti dalla discesa a serpentina più bella dell’intero viaggio albanese, in direzione di Tamare.
Poi si risale. Vista la quantità di dislivello prevista, è la prima volta che in Albania ho bisogno di ricaricare la mia batteria da 750 watt lungo il percorso.
Lo faccio durante la colazione, in una pizzeria.
Dopo 75 minuti di ricarica ottengo un 27% in più di autonomia — sufficiente per affrontare la salita successiva da Tamare. Dopo 85 chilometri lascio l’Albania e scendo verso il lago di Plav, la mia prima tappa in Montenegro.
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Attraversare l’Albania in bicicletta è stata un’esperienza meravigliosa. Il paesaggio è imponente e la gente particolarmente accogliente. Le strade sono sorprendentemente buone. Pianificare l’itinerario in Albania non è complicato, a patto di sapere quali città si vogliono visitare. Le opzioni di percorso sono infatti poche, a causa delle imponenti catene montuose e del limitato numero di strade. Dormire in campeggi e ostelli è stata una scelta azzeccata.
Preparare i pasti da sé non conviene, anche perché l’offerta dei supermercati è piuttosto limitata. Ristoranti e Bar/Caffè lungo il tragitto offrono buoni pasti a prezzi contenuti. Nel complesso, le spese giornaliere sul posto sono state meno di 40 euro.
Proseguendo attraverso i Balcani
Dopo 12 giorni trascorsi tra Albania e Macedonia, ho pedalato ancora per 22 giorni attraverso Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia. Anche queste giornate in bici sono state un vero piacere. In termini di montagne, il Montenegro è forse ancora più impressionante dell’Albania. La Bosnia è paragonabile per ospitalità. Dubrovnik, in Croazia, è splendida ma affollata, e da raggiungere in bici solo su strade molto trafficate. La Slovenia è il paese più prospero dei Balcani: meglio organizzata, con un’infrastruttura efficiente, su scala ridotta e verde. Nelle case e negli edifici si riflette la mescolanza di influenze slave, italiane e austro-ungariche.
Cicloturista tra i Balcani, Ostinato e Ambizioso, un Viaggio 44 Anni dopo il Mississippi. Riflessioni finali
L’avventura in bici tra Italia e Balcani è stata assolutamente preziosa. Quando scrivo queste righe, sono passate quattro settimane dal mio rientro, e sto ancora recuperando energie e assimilando tutte le impressioni. È bello essere di nuovo a casa con Loes, mia moglie. Per l’anno prossimo non ho ancora programmi: la destinazione resta aperta. Viaggiare lentamente in bici è qualcosa di speciale. Lungo il percorso si vive di tutto, da un matrimonio a un funerale, da una festa di paese a una gara di canottaggio. Ti immergi nel paesaggio: senti, vedi, annusi tutto. In città ti muovi agilmente, scopri subito dove si beve un buon caffè o si trova la migliore gelateria. Non esistono problemi di parcheggio, e un posto per dormire si trova sempre.
Viaggiare in bici ti fa scoprire com’è davvero un luogo. Ti spinge a fidarti degli sconosciuti, a superare le tue paure. Rompi barriere interiori e impari a gestire l’ignoto. In bici si è spesso soli, ma mai soli davvero. Ti apri al mondo, entri in contatto con le persone, che ti rivolgono la parola spontaneamente. Ogni tanto incontri altri ciclisti, con cui condividere esperienze. Nei campeggi e negli ostelli conosci gente da ogni parte del mondo: altri olandesi, certo, ma anche Ibrahim dal Pakistan, che studia per un dottorato a Benevento.
La gente del posto la incontri ovunque: nei bar, nei ristoranti, nei campeggi, dal panettiere. Ciò che colpisce è quante persone abbiano voglia di raccontarti la propria storia. Parlano della loro regione, della vita in Europa occidentale, delle differenze con il loro paese e delle sfide quotidiane. Incontri anche altri viaggiatori, che usano il viaggio per riflettere sulla propria vita: alla ricerca di più senso, più libertà, meno frenesia, o magari di un nuovo inizio. Le conversazioni sono sempre interessanti, e sorprende quanto facilmente le persone si aprano.
Durante il viaggio ho mantenuto il contatto con casa. Ogni sera sento al telefono Loes, a Venray. E grazie al blog digitale su Polarsteps, con foto e aggiornamenti, amici e conoscenti possono seguirmi e commentare. Scrivere ogni giorno un breve resoconto mi aiuta a fare ordine nei pensieri, selezionare e modificare le foto. Gli amici apprezzano e mi incoraggiano lungo il percorso. Qualcuno, seguendo il blog, comincia a capire perché lo faccio. Uno dei follower ha scritto: “Grazie per avermi fatto leggere e partecipare al tuo viaggio”.
Sicurezza
Mi permetto un ultimo pensiero sulla sicurezza: è sicuro affrontare viaggi così lunghi in bici? Secondo me sì, a patto di rimanere vigili, ben preparati e di non correre rischi inutili.
Molto si gioca nella preparazione. La bici deve essere in perfette condizioni — grazie al mio meccanico Serge: dopo 7500 km ho cambiato preventivamente camere d’aria, corona e catena. Anche quest’anno, nessun guasto e neppure una foratura. Indosso sempre una maglia giallo fluorescente e uso le luci anche di giorno. Nella pianificazione evito le strade troppo trafficate e, se necessario, parto presto o pedalo nei fine settimana. In discesa presto attenzione alle curve e al fondo stradale. Si può anche andare veloce, ma sempre con controllo. Essere vigili è fondamentale: con lo specchietto retrovisore si vede molto, ma in città può sempre esserci un’auto che svolta all’improvviso o una portiera che si apre. Per fortuna è andato tutto bene, solo due o tre momenti di distrazione: una curva presa troppo larga, una frenata brusca per un motociclista, e un’auto che sorpassava un trattore a 80 km/h invadendo la mia corsia. L’ho vista solo passare, ma per fortuna stavo tutto sulla destra.
Un cordiale saluto a tutti i lettori di Ciaobici.it, Peter.