Isola di Wight, 200 miglia di piste ciclabili, un'area di straordinaria bellezza naturale

Molti conoscono di nome l’isola di Whight, pochi forse l’hanno percorsa in bicicletta. Da giorni osservo la mappa per una escursione in bicicletta a Durdle Door nel Dorset e intendo raggiungere la mia destinazione attraversando l’isola di Wight da est a ovest. (racconto del cicloviaggio di Bernardo Giusto)

 

In questo modo potrò  riposare le gambe sui due viaggi in traghetto. Non conosco molto di quest’isola quindi parto affidandomi alla spinta attrattiva che mi ritrovo essendo nato sul mare,  attratto dalle isole e dai loro variegati orizzonti. Ritrovarmi di fronte a quella linea che separa il mare dal cielo mi ha sempre dato un forte senso di pace. Secondo i miei piani dovrei impiegare a concludere questo itinerario in circa 5 giorni, salvo imprevisti.

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Puo’ sembrare paradossale ma l’essenza di questi ciclo-viaggi è proprio questa: programmare il piu’ possibile e accettare che non tutto puo’ essere pianificato. E’ nell’accettare i miei limiti e le mie vulnerabilita’ che mi sento libero, l’emozione dell’incertezza, senza il senso di colpa di non aver fatto il necessario. Parto con una ventina di chilogrammi in direzione di Portsmouth. Penso di trovare una ubicazione dove montare la tenda nel verde di qualche villaggio prima della città  portuale dove le possibilità di fare wild camping saranno limitate. Direzione sud-ovest, attraverso Richmond Park e Bushy Park e costeggio  il  Tamigi lungo un sentiero ciclabile indicatomi dal navigatore. Pedalo lungo  il canale River Way per 3 ore, intorno a me c’ è sempre il verde, a volte foreste custodite solamente dagli animali selvatici che le abitano, altre, costeggiando i giardini di bellissime ville, situati sull’altra sponda del canale, con accesso diretto dei proprietari alle loro barche:  veri e propri porticcioli privati in deck, al riparo da qualunque sguardo (tranne il mio).

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Decido che faro’ tappa a Petersfield, villaggio immerso nel verde ad un paio di ore fuori da Portsmouth. Purtroppo, dopo le 3 piacevoli ore lungo il canale, il navigatore mi dirige su stradoni nazionali, per i miei gusti, troppo simili ad autostrade e decisamente meno gradevoli e sicuri. Raggiunto Petersfiled,  pochi minuti dopo le 16,00 vedo tanti giovani studenti uscire dai colleges,  tutti rigorosamente vestiti con le loro eleganti uniformi che contraddistinguono le diverse scuole negli UK. Vista l’ora decido di proseguire oltre sperando di rendere meno dispendiosa di fatiche la giornata di domani.

 

Il Queen Elizabeth Country Park, che mi ospita è in cima ad un’alta collina, ma un posto ideale per fermarmi. Raggiungibile solo via strade di grande traffico, solo all’imbocco della ripida salita diretta verso la cima la natura riprende a dominare lo scenario la pedalata diventa più serena pur se faticosa. Verso l’arrivo, data la mia stanchezza e il mio carico, percepisco la salita come un muro. E’ valso ogni sforzo! Il parco, forse dovrei dire il bosco, é immenso e stupendo dominato da altissimi alberi di faggio. Ad una delle entrate, un parcheggio e dei bagni, puliti e ben mantenuti: tutto molto in sintonia con la natura che domina tutta la collina. Le opzioni del dove piazzare la tenda sono infinite, l’erba corta e i prati sono così perfetti che più che wild camping mi sembra di avere un vero e proprio campeggio gratuito e, visto che qui non c’è’ più nessuno, tutto per me. La notte è stata fredda (-1C) e come ormai ho imparato ad accettare, la prima notte non dormo mai molto bene. Non importa, mi sveglio comunque energico e non vedo l’ora di arrivare a Portsmouth e caricare la bicicletta sul traghetto. Mi aspettano 45 minuti per riposarmi osservando bellissimi panorami in direzione Isle of Wight.

Secondo giorno

Con gli occhi ancora lucidi dal sonno e il freddo mi lascio trasportare dalla bici che da sola, assistita dalla gravità, mi conduce fino al parcheggio. Attraversata Portsmouth,  lungo  le sue comode piste ciclabili, arrivo al Wightlink Gunwharf Terminal, da dove partono i traghetti per Fishbourne, cittadina a nord dell’isola di Wight. Dalla terrazza mi concedo 45 minuti di riposo senza staccare lo sguardo dagli incantevoli e panoramici orizzonti. Inizialmente  è la Spinnaker Tower (un palazzo a forma di vela) di Portsmouth che domina l’orizzonte, quasi uno skyline di città statunitense e poi, quasi all’arrivo, quello dell’isola che immediatamente  evoca qualcosa di esotico con i suoi campanili che spuntano tra le verdi foglie.        

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Sceso sull’isola, resto subito esterefatto da una atmosfera così diversa che  non so a cosa attribuire. Quella sensazione esotica e di pace che mi aveva già colpito dalla nave, si fa molto più intensa. Pochi passi verso le spiagge che affiancano il porticciolo da dove sono appena sbarcato, vedo grandi alberi con il fusto molto largo. Sono coperto dai loro grandi rami sui quali si accendono le foglie verdi, che la luce del sole illumina dal retro con singolare effetto.   Mi avvicina una persona del posto che, incuriosita dal mio voluminoso bagaglio, mi chiede dove sono diretto. “ Non lo so  – rispondo- in verità in questo momento sono preso da un’euforia innescata da questa fantastica atmosfera di luci, colori, ombre e quell’ odore di mare che mi dà un senso di appartenenza, di sicurezza e di famigliarità. Mi scopro così a pensare che la direzione non conta più, sono qui per beneficiare di queste sensazioni, ho finalmente trovato quello che forse nemmeno sapevo di cercare.

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Il gentiluomo si accorge della mia euforia e sembra intuire che mi sto già affezionando a queste terre, chissà, penso: “una sensazione che forse anche lui ha gia’ provato”. Nella sua voglia di collaborare, mi consiglia di prendere il Red Squirel Trail (chiamato così in omaggio allo scoiatolo abitante di questi’isola in via d’istinzione e quindi, molto protetto) dalla parte est del porticciolo, un percorso apposito per biciclette ed escursionisti che percorre tutto il perimetro dell’isola. Mi accorgo presto che questa non è un’isola solo da “attraversare”, come pianificato inizialmente, ma da vivere.

Red Squirrel Trail Cycle

In questo primo tratto sono completamente avvolto da una natura molto verde e fiorita, incontro presto Quarr Abbey  un monastero del IX secolo circondato da una fattoria didattica con famiglie e bambini. Proseguo il trail in salita e non rinuncio ad osservare alle mie spalle il panorama che ad ogni metro guadagnato si evolve con ampie visioni su campi coltivati; sempre in fondo ad essi è presente il mio amato mare. Con l’arrivo a Ryde, cittadina a nord est dell’isola,  mi vengono incontro i suoi parchi, i sentieri lungo le spiagge e la intrigante AppleyTower che difronte all’immensità del mare sembra essere ancora più piccola.

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Sempre percorrendo il fantastico Red Squirel trail sulla costa sud, transito attraverso le cittadine di Sandown e Shanklin. Nei pressi di una di esse faccio anche una tonificante e breve nuotata in mare. Stanco e bisognoso di un po’ pù di comfort, per la notte, opto per un campeggio “vero”. Scelgo il Whitefield Forest Touring Park incontrato sul percorso qualche chilometro prima,  tra Ryde e Brading, in mezzo alla foresta, tenuto benissimo e con un’accoglienza e flessibilità esemplari. Infatti mi viene chiesto se posso pagare solo domani mattina quando la titolare sarà di ritorno (una fiducia che qui a Londra difficilmente si potrebbe trovare).

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Terzo Giorno

L’indomani mi dirigo verso Newport, quella che si potrebbe considerare la capitale dell’isola. La raggiungo attraverso larghe strade poco trafficate e molto ben asfaltate. La mia bicicletta viaggia bene, molto silenziosa tra le salite e le discese che caratterizzano questa collinosa e panoramica isola. Newport è una città un po’ più grande delle altre, molto centrale all’isola con i suoi vari negozietti nelle stradine pedonali e i vari coffee bar e supermercati. Dopo un Full English Breakfast seduto ai tavolini della terrazza di un pub con strategica vista bici, mi dirigo verso Vetnor, costa sud. Mi accorgo (e ve ne sarete accorti anche voi) che non riesco a stare lontano dal mare, come se fosse un amico ritrovato che non voglio lasciar stare per tutta la vacanza e al ritorno, come spesso accade, vorrò portare via con me. Vetnor bay sembra scavata nella roccia: la discesa per arrivare in spiaggia è talmente ripida che nonostante la mia intrinseca e immatura spericolatezza decido anch’io di scendere dalla bicicletta e spingerla. La vista della spiaggia, da un’altezza così perpendicolare, offre dei punti di vista interessanti e dei panorami atipici, quasi una vista aerea. Una volta in spiaggia decido di prendere un giorno di riposo e di pedalare un po’ meno. Scendo in spiaggia e riposo sotto un sole caldo e un cielo privo di nuvole. Mi sveglio, accaldato e mi tuffo in mare.

                                                  
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L’entroterra che visito successivamente su consiglio di un agricoltore incontrato sul percorso, mi porta a raggiungere St Catherine Lighthouse, il punto più meridionale dell’isola dove un faro bianco che sotto il sole brilla, sembra avvolto da un’aureola attorno e come una visione arcana mi appare mentre percorro una nuova discesa verso il mare.

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Ho fatto tardi, è già buio e dopo qualche tentativo andato a vuoto, non trovo un posto dove accamparmi.  Passo alla conclusione di tornare al campsite che dista più di un’ora di bicicletta da Vetnor (menomale che mi sarei dovuto risposare in questa giornata). La mia dinamo Shimano e il costoso set di luci Bush & Muller illuminano bene la strada. La luna è piena e con il cielo privo di nuvole illumina là dove le mie luci non arrivano concedendomi serenità e diventando un contributo prezioso al mio procedere.  Arrivo al WhitefieldForest Touring Park quasi alle 23,00. Monto la tenda, munito di torcia, (purtroppo le docce non erano disponibili  causa regolamentazioni covid)   approfitto velocemente dei bagni e mi infilo nel sacco a pelo.

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Quarto Giorno

Divento sempre più rapido ed organizzato nel rito quotidiano della partenza. Con il tempo ho iniziato ad apprezzare anche questi obbligatori gesti. Seguo il tour originale che avevo programmato e mi dirigo verso Yarmouth, piccolo villaggio portuale al nord ovest dell’isola da dove partono i traghetti per Lymington, a sud ovest della terra ferma. Vedo i traghetti passare, il prossimo è tra una decina di minuti. Mi sento in conflitto con me stesso, ho raggiunto un bivio, salire o proseguire? Mi manca ancora la parte sudovest dell’isola e il cuore mi dice di rimanere.  Contento di avere le idee più chiare e certo di aver preso la decisione giusta proseguo la mia pedalata lungo il Costal Path e attraverso Fort Victoria Country park, un fantastico bosco che si allunga costeggiando il mare, situato tra Yarmouth e Colwell Bay. Colwell Bay, appunto una baia che nel vederla rafforza ancora di più quella sensazione presente dal primo giorno sull’isola, di essere uscito dagli UK.  Un sapore quasi più Europeo,  dove la sabbia fine, quasi bianca, l’acqua cristallina e il sole caldo, facevano di questo luogo una meta per ricchi. I lussuosi  Yacht riservatamente ancorati non molto distanti dalla spiaggia, mi portano alla mente le spiagge francesi di Antibes, quelle della Costa Smeralda e ancora, quelle di Creta.

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Proseguo e mi dirigo verso quello spigolo a sud ovest, un dirupo di più di 100 metri di altezza, dal quale si possono osservare The Needles, tradotto letteralmente “Gli Aghi”, 3 rocce che spuntano dall’acqua le quali sembrano voler estendere i confini dell’isola rubando qualche metro al mare. Lo spettacolo è da mozzafiato, la ripida e dura salita è ripagata da panoramiche d’eccezione e dalla mia posizione distinguo molto bene le 3 rocce e in fondo il faro.

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Beneficiando ora della discesa, mi dirigo verso Fresh Water bay, una baia sul lato sudovest, incastrata in mezzo a due alte colline che come al solito, dal lato del mare, si spezzano mostrando le alte bianche pareti calcaree. Qui, come consigliato da gente del luogo, mi accampo sulla collina che la segue, a pochi minuti di dura salita.  La mia ubicazione è strategica.  Affianco al sentiero scavato sull’alta collina mi dà protezione dal forte vento e allo stesso tempo  è sufficientemente lontano dal dirupo. Dove troverò un’altra notte come questa! La notte trascorre nella quiete, dormo serenamente e mi appare chiaro che le temperature sull’isola sono più clementi e miti.

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Quinto girono

Mi trovo all’inizio della collina, i prati verdi ed i dirupi continuano per chilometri omaggiandomi non solo di panorami sul mare, ma anche sulle colline stesse verdi  e candide. La strada “Military Road” le attraversa lungo quasi tutta la costa sud senza mai incontrare un centro abitato, coperta di un manto di asfalto talmente liscio che sono sicuro, se la bicicletta potesse parlare, mi ringrazierebbe di averla percorsa.

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Sono appena passate le 8 del mattino, le alte colline si abbassano su di una spiaggia (Compton Bay) e parecchi surfisti sono in acqua, con le mute, in attesa di un’onda degna di essere cavalcata. La temperatura è bassa e sicuramente sono arrivati in acqua da ben prima che io giungessi. “Costoro sono più pazzi di me...” Sorrido con ammirazione e un pelo d’invidia.

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Proseguo lungo la liscia strada che si snoda tra pascoli di mucche. Mi innamoro dei campi coltivati a colza i cui fiori di giallo intenso si perdono all’orizzonte blu e l’essenza del polline pervade il territorio.

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Mi fermo per alcune foto. I numerosi sali e scendi delle colline mi offrono continuamente panorami dai colori surreali. Rivedo St. Catherine Lighthouse, questa volta però dall’ alto delle scogliere, e raggiungo il villaggio di Ventnor completando il giro dell’isola. 

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Decido di dormire nei prati ad ovest di Ventnor beach i quali la separano da St Lawrence. Realizzo che due giorni prima avrei dovuto fare la stessa cosa. Seguo le regole del wild camping e monto la tenda al calare del sole. Di fronte a me c’è il mare e  aldilà la Francia, e adagiato passo in rassegna come in un film questi giorni di forte emotività. Mi addormento felice e un po’ rammaricato all’idea che domani dovrò lasciare questa meravigliosa isola, ma convinto che non vedrò scritta sullo schermo della mia memoria la parola fine.

I chilometri percorsi sono stati circa 500 (andata ritorno), una media di circa 70 al giorno per 7gg. Alcuni km si sono persi nel gironzolare con la dovuta calma per ammirare cose diverse, a volte per tornare sui miei passi. In questo sito Bernardo Giusto ha scritto pure Camber Sands Tour

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Hai mai pedalato sull'Isola di Wight? In caso contrario, non sai cosa ti stai perdendo.  "L'Isola di Wight è un paradiso per ciclisti che ospita alcuni dei terreni più vari del Regno Unito: lussureggianti colline di velluto che si infrangono nel mare, stradine tra siepi ordinate, canaloni verdi profondi e misteriosi e la caratteristica più sorprendente dell'isola, la cresta di scogliere di gesso bianco che si estende per tutta la sua larghezza. Per le sue fantastiche piste ciclabili l'isola di Wight  si è autodefinita "l'isola del ciclismo", e questo è molto giusto viste le 200 miglia di piste ciclabili (su un'isola di 147 miglia quadrate) e l'annuale Festival ciclistico dell'isola di Wight. Ma ci sono anche molte piste ciclabili prive di traffico (molte delle quali sono percorribili su una bici da strada), quindi è un ottimo posto per far andare i bambini in bicicletta. Pedala intorno all'isola di Wight e troverai percorsi tranquilli, vari e segnalati, un ritmo di vita rilassato e ottimi posti dove stare e mangiare. Più della metà dell'isola è un'area di straordinaria bellezza naturale e quasi 30 miglia di costa è Heritage Coast. È anche uno dei pochi posti in cui puoi vedere gli scoiattoli rossi allo stato brado. (dal sito dedicato)

 

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Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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