Corsica, selvaggia, primordiale. Cicloturismo con euforia e libertà

Vi racconto il mio giro della Corsica in bicicletta. Non vi racconto una impresa, ma una vacanza che tutti, con tempo e voglia, possono vivere! Non so quando ci pensai per farlo la prima volta, certamente ha influito il ricordo di mio padre che parlava di questa avventura, non realizzata. Forse inseguire il suo sogno divenne il mio che ho realizzato nella primavera 2018.

 

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Premetto che non ho mai praticato ciclismo a livello agonistico anche se la bicicletta è uno sport che ho sempre amato e praticato in modo amatoriale il sabato e la domenica. Mia precisa intenzione era quella di avere lo sguardo verso il panorama: le montagne, le coste, il mare. Equipaggiando la bicicletta con circa 20 kg di materiale non era certo la prestazione che cercavo, ma la scoperta della gioia e della libertà mi fu trasmessa anche da una tenda ben salda sul portapacchi posteriore. Quello che cercavo, ed ho trovato, è la sensazione di avere con me tutto il necessario riducendo al minimo l'equipaggiamento per cicloturismo, eliminando il superfluo e raggiungendo la massima semplicità. Questo è per me il cicloturismo, oltre che odori, sapori, incontri, sudore, meditazione e fatica! Ho viaggiato le ultime due settimane di maggio quando l'estate si fa già vedere per il bel tempo soleggiato ed il suo tepore non scalda ancora l'aria da renderla rovente.

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Periodo ideale per pedalare! La vegetazione che ha potuto beneficiare delle piogge primaverili risulta lussureggiante e si presenta in tutta la sua bellezza. La pioggia non è mai stata compagna di viaggio, e qualche benevola nuvola ha coperto il sole, proprio durante le salite più dure. Il clima mi ha così permesso di evitare gli alberghi e  di trovare riparo e quiete nei magnifici campeggi di cui l'isola di Corsica abbonda! La tenda e la bici sono stati la mia casa per tutta questa stupenda vacanza. Da Verona sono arrivato in treno fino a Firenze, di qui a Livorno dove mi sono imbarcato con destinazione Bastia. Volevo muovermi solo con mezzi pubblici, utilizzare la forza motrice dei miei polpacci e quadricipiti e quindi ho eliminato qualsiasi altro mezzo di locomozione.

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Da Bastia decido di pedalare a nord verso Cap Corse, lungo la strada che sempre costeggia il mare. Tutto tranquillo fino a quando le salite, che mi avrebbero portato al versante ovest, non mi hanno preparato il piccolo assaggio di quello che avrei percorso la settimana successiva. Il mare della costa Ovest, soprattutto al nord,  non immaginavo fosse limpido tanto da lasciar intravedere gli scogli sommersi e le alghe e la sabbia creando contrasti vividi. Questo scenario che non mi sarei mai aspettato mostrava le rocce scoscese e nude che si inabissavano nelle acque profonde e limpide come ho trovato in Corsica. Fu una sorpresa inaspettata per me, originario della provincia di Belluno e a cui la montagna è familiare, ritrovarla così bella in un'isola in mezzo al Mediterraneo. L'entroterra brullo e scarno odorava di macchia mediterranea e mi ha fatto compagnia da ST. Florent fino all'I'lle Rousse attraversando il Desert des Agriates. Erano i primi giorni ed i primi chilometri e già si prospettava un percorso affascinante.

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La costa più incantevole e le strade a picco sul mare le ho trovate nel tratto da Calvì ad Ajaccio passando per Porto e le successive Calanche patrimonio UNESCO. La stretta serpe d'asfalto si snodava fra le rocce frutto dell’opera di solerti minatori che avevano scavato e costruito mura per permettere il passaggio in quei magnifici luoghi. La carreggiata, sempre stretta ma con traffico quasi assente, mi permetteva una pedalata che è contemplazione nell’osservare quanto sta fuori, ovvero aasume la veste di meditazione su quanto ci sta dentro. Entrare nella città natale di Napoleone non è stato facile. Abituato alla quiete delle giornate in solitaria, il caos della 'metropoli' non è stato semplice da affrontare. Solo un momento per poi tornare a pedalare con serenità! Da Ajaccio a Propriano nulla da segnalare fino alla città di Sartene di Pascal Paoli, indipendentiscta Corzo “u' babbu de a patria”, uno dei primi a pensare ad una costituzione moderna. Il viaggiatore si interroga sulla questione dell'indipendenza corsa, osservando i continui graffiti e scritte su muri e cartelli; qui a Sartene la peculiarità corsa diventa materia di approfondimento: “«Siamo Còrsi per nascita e sentimenti, ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, costumi e tradizioni... E tutti gli italiani sono fratelli e solidali davanti alla Storia e davanti a Dio... Come Còrsi non vogliamo essere né servi e né "ribelli" e come italiani abbiamo il diritto di essere trattati uguale agli altri italiani... O non saremo nulla.»

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Bonifacio è il giro di boa. Stupenda città fortificata sul mare con un porto scavato nella roccia da marosi e dal vento che anche al mio arrivo era violento. Le vie antiche della cittadina sono quelle di una città portuale ma ciò che sorprende è l'imponente cinta muraria e le opere di fortificazione difensiva che si estendono sulla costa. La Sardegna è visibile distintamente ricordandoci il motivo di tanta somiglianza fra le due isole oltre che la cagione di tanto zelo difensivo. La costa Est presenta lunghe strade dritte e piane che tagliano l'entroterra. Fino a Porto Vecchio mi è sembrato di pedalare su qualche strada californiana: asfalto e libertà! Nella parte orientale decisi di non seguire più la costa ma di addentrarmi nelle montagne che fino ad allora avevo visto solo da lontano. Il primo impatto fu terrificante: 1000 mt di dislivello in 16 km in un pomeriggio estivo. Necessaria una meditazione zen e bicicletta! Arrivato a Zonza ero affaticato da morire e trovai le forze solo per montare la tenda ed andare a dormire a quasi. Non perdetevi l'entroterra corso!

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Al Col de Bavella ho raggiunto i 1300 mt s.l.m. ed ho visto guglie che sembravano le Dolomiti di casa mia. Sono passato per prati svizzeri per poi rituffarmi verso il mare in due ore di ininterrotta discesa arrivando a Solenzara. Ultima tappa è stata la città universitaria di Corte. Fantastiche le strade a picco sul mare come quelle percorse per arrivare a Vezzani e Vivario lungo boschi di aghifoglie ed in assoluta solitudine.

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Consiglio: in due settimane è possibile fare il giro completo dell’isola, prendendosi due giorni di assoluto riposo e recuperare; percorre circa 850 km non è una tragedia ve lo dico io che a questa prima esperienza pensavo di cedere, mentre lungo il cammino trovavo forza e allenamento ogni giorno di più. Quello che mi preme ricordare è rapportarsi con i tempi che sono più vicini a quelli della natura e quindi più consoni anche all’uomo. Quello che mi porto ancora dentro è la fatica della salita, lo sforzo ed un pizzico di sofferenza; tutto viene ripagato dalla percezione di euforia e di libertà che ti avvolge mentre fendi l'aria della discesa. Se dovessi riassumere  con una  frase celebre il viaggio, potrei citare "La maggior parte di noi si porta dentro, da sempre, un viaggio che non è una semplice visita o una vacanza, ma un sogno". (Maruja Torres)

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Consiglio a tutti almeno un'esperienza da cicloturista simile alla mia, la prima anche per me, ma ora so per certo che non sarà l'ultima! Ringrazio Fernando dell’ospitalità su questo suo bel sito e auguro a quanti stanno leggendo di incontrarci ancora su queste pagine. (Piero Carniel)ciaobici corsica bicicletta 4mod

Leggi i racconti di viaggio in bicicletta di Fernando Da Re

 

Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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