Da Imperia a Gallipoli. Emozioni e incontri in bicicletta. Natalie Allegra. Seconda parte

In questa seconda parte troviamo ancora  fatiche, allegerite da simpatici incontri,  riflessioni e l'idea di Natalie sul cicloviaggio in solitaria.

 

 Sesto Giorno, venerdì 24 luglio, Norcia.

Chilometri percorsi in 5 giorni 641. Non male… Purtroppo, avendo la bici da corsa, non posso proseguire sulla bellissima ex ferrovia Spoleto-Norcia. Spinta dall'entusiasmo e dall'adrenalina che sale vorrei concludere la tappa a Norcia percorrendo la strada normale ma la stanchezza e i dolori per la caduta di ieri mattina (da deficiente! questa volta la bici è caduta, per fortuna, sopra di me) mi chiedono il conto. E poi c’è il caldo. Non mi aiuta, lui. Le temperature salgono già al mattino, intorno alle 11, a 35 gradi. Il sudore mi fa bruciare gli occhi e sento la mia testa come una pentola a pressione. Qualche chilometro fuori da Spoleto chiedo il passaggio a un signore con il furgone.

"Lo faccio solo perché hai i miei guanti", mi dice.

Non riesco a capire. Ho dei semplici guantini dello Stelvio. "Mi chiamo Stelvio", sorride guardando la mia faccia perplessa. Capisco tutto. Appena arrivata a Norcia cerco un affittacamere. Lo trovo senza troppa fatica. E sono fortunata, lo ammetto. Il locale è bello e la signora Roberta, gentilissima, si mette subito a disposizione per qualsiasi cosa, offrendomi persino di lavarmi la roba. Ho deciso: mi fermerò qui per un giorno. Per riposare, ma anche per visitare questo posto dove le ferite del terremoto si vedono ancora e fanno davvero fatica a trasformarsi in semplici cicatrici. Ma, nonostante mi prenda la tristezza nello scorgere molte zone rosse dove è ancora vietato l'accesso, a quattro anni di distanza, avverto nello stesso tempo lo spirito forte della città, una città che ha dentro tutta la sua prepotente voglia di rinascere.    Oggi si va con la bici "svestita" a visitare le cascate delle Marmore.

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25 luglio, Norcia- Teramo

20200815 163505 mod"C’è sempre qualcosa di più, un po’ più in là… non finisce mai…", scriveva Kerouac. Ebbene, questa frase, la mia preferita tra tante, mi rappresenta in pieno. E’ la trascrizione perfetta di uno stato d’animo, il mio, che poi è un po’ lo spirito guida. Riparto e, dopo una lunga salita mi appare Piana di Castelluccio. Un posto magico, incantato, surreale, quasi sospeso nel vuoto, immerso in un silenzio irreale che mi ritempra corpo e spirito. Ci ho lasciato una parte del mio cuore, lì. E’ un altopiano dall'aspetto lunare, se non fosse per i colori e le sfumature meravigliose che solo la natura senza l’uomo sa offrire. “Ci ritornerò”.

…qualche chilometro dopo: Pretara, il paese fantasma.

Un paese che non c’è più. Non c‘è niente: soltanto macerie. Ovunque ti giri…macerie. Ho un groppo in gola. Qui c’era vita, una volta. Oggi solo silenzio. Me lo bevo tutto…come una medicina amara ma necessaria. Mi servirà strada facendo, questo momento: mi insegnerà sempre che non bisogna mai dar nulla per scontato. Un giorno, all’improvviso, ti potrà mancare. E solo quel giorno ti renderai conto di quanto questo fosse importante. 

Stesso giorno: Teramo-Campo Imperatore- Aquila.

Sogni, progetti, idee, condivisione e amicizia. Emozioni, tante risate e adrenalina. Sempre.  Sono felice di aver conosciuto (finalmente!) di persona la mitica cicloviaggiatrice Francesca Filippi.

 

 

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27 luglio, Rocca di Cambio.

E’ bello sognare a occhi aperti, fare progetti e poi realizzarli. A volte è un modo per volare, spesso per precipitare. Emozioni e coraggio, paure e istinto… A noi la scelta.

28 luglio, Valle Subequana, Abruzzo  ·

Le parole sono superflue…

Siamo arrivate alla nona e decima tappa: L’Aquila- Altopiano delle Rocche- Valle Subequana- Campo di Giove -Palena. I chilometri percorsi a oggi sfiorano i mille, 983 per la precisione. Un bel dislivello: 10.937 metri. Quando si dice il fascino indescrivibile della natura incontaminata. L'Abruzzo mi ha sorpreso con la sua bellezza. Ma è l'Italia, tutta, da cima a fondo che non smette mai di stupirmi.

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  31 luglio, Undicesimo e dodicesimo giorno

Sono arrivata sull'Adriatico, accolta dalla meravigliosa famiglia del mio caro amico Stefano che  vive a Vasto. Si riparte…

Pedalo ormai da 11 giorni consecutivi. La stanchezza si fa sentire. Decido di prendere il treno da Termoli a Poggio Imperiale. Poi pedalerò di sera per raggiungere Rodi Garganico: lì mi aspetta un'altra amica, Marianna.

Appena scesa dal treno mi trovo praticamente nel…Far West. Mi sembra di essere stata catapultata improvvisamente sul set di uno dei tanti film western di Sergio Leone. O forse no, sono finita in "U Turn" di Sean Penn. Il telefono, ovviamente, non prende. Campo zero, neppure una lineetta. Sola, sconnessa con il mondo intero. Come se non bastasse, il caldo si fa ancora più soffocante. Ho i crampi e mi ritrovo pure contro vento. In queste condizioni anche un modesto falsopiano mi appare come una salitona, pesante e difficile. Sfiancata ma soddisfatta, arrivo finalmente a Rodi Garganico. Domani mi aspetta la Foresta incantata, la Foresta Umbra. Incontri ravvicinati…silenzio. 20200731 195905 modLa Foresta Umbra vuol dire ombrosa…Gli alberi parlano nel silenzio della loro maestà e giocano con le ombre. Ci manca solo Robin Hood.

2 agosto.  

L'avventura crea dipendenza.  Ormai ogni giorno che lascio alle spalle porta sempre nuove scoperte. Dico la verità: sto lasciando un pezzettino del mio cuore in tutti i luoghi dove passo, ancora di più dove mi fermo. Sicuramente ne lascerò uno anche in Puglia. Mi mancano soltanto più 160 km prima di vedere il tramonto nel punto più a sud della Puglia, dove due mari si sfiorano ma non si toccano.

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La fine del viaggio

La strada scorre avvolta nell'ovattato mantello del silenzio della notte. Sono esausta. Mancano 20 km al punto che avevo segnato sulla mappa come meta. La luna piena illumina la costa, trasformando tutto in soffici silhouette accompagnate dalle ombre. Pedalo nel silenzio. I pensieri scorrono liberi insieme alla strada: dimentico il caldo, il vento, la fame, la stanchezza. Poi, improvvisamente, la magia: al termine dell’ennesima curva appare lui, il faro. Mi fermo, mi manca l'aria dall’emozione. Sono arrivata: mi sento libera, profondamente libera.   A cosa servono le parole? Sono superflue. Quante volte mi sono sentita chiedere. “Ma chi te lo fa fare”. Mille, diecimila, centomila volte me lo sono domandata anch’io. “Ma chi me lo fa fare?”. Non c’è una risposta. O, meglio, ce ne possono essere mille di risposte. La mia è: la bici, io e la bici, senso di libertà infinita. Che niente e nessuno ci può togliere. Mai. E’ una sensazione fantastica. Sono arrivata: vedo il faro, giù lungo la strada, davanti a me. Pochi chilometri ancora e sarà arrivata. Mi sento libera…

A casa ottobre 2020

Sono trascorsi due mesi da quando sono tornata. Mi manca stare sulla strada, in mezzo alla natura, diretta verso il vento, verso l'ignoto. Ma cosa resta di un viaggio, di un'avventura?  Storie e immagini, letti duri e morbidi, notti insonni per la fatica e le emozioni, quelle appena vissute e quelle dell’indomani, un quaderno rosso dove scrivere ciò che hanno visto i miei occhi, idee, spunti e ricordi, centinaia di foto scattate, l’aver nuotato in quattro mari diversi. Il fruscio delle ruote nelle vallate incontaminate dove il silenzio ti aiuta a sentire i suoni del mondo e non i rumori. Restano centinaia di sguardi incontrati, centinaia di sorrisi scambiati e le chiacchiere improvvisate. E poi quel sentirsi in sintonia con i posti visitati. È la contemplazione dei ricordi che sono rimasti vivi dentro di me. Sono convinta che in questa folle vita tutto è possibile e che tanti sogni possano diventare realtà con la giusta determinazione e il giusto impegno.

A volte ho la sensazione di essere come un seme che fiorisce milioni di volte, fiduciosa e trasportata dal vento atterro su terreni sconosciuti, cresco in alcuni fertili e regalo fiori, in altri più aridi rimango lì senza diventare niente. Per fortuna il vento della vita mi trasporta lontano e mi dà sempre la possibilità di provare nuove terre. La bellezza della vita sta lì, oltre l'orizzonte, nei terreni infiniti. E io mi lascio trasportare.

A proposito…il prossimo sogno è già fuori dal cassetto. Io sono così: spalle al passato, fronte al futuro, gambe nel presente. La testa? Dappertutto. Il cuore, già, il cuore. Lui va sempre lasciato libero di provare.

Abbiamo una vita soltanto, nulla è più emozionante che poterla vivere sino in fondo. A costo di cadere, rialzarsi, cadere di nuovo e tornare in piedi. Anzi…in sella!

Dove trovare e dialogare con Natalie

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Dove trovare e dialogare con Natalie

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Leggi anche la prima parte di Imperia Gallipoli

 

Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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