Puglia in bicicletta, tour completo a tappe (prima parte)

1.280 Km. vissuti, fotografati, raccontati con simpatia da Marco Di Bucchianico

Le mie gambe spingono ritmicamente mentre il cervello elabora tempi, distanze, ricordi, canzoni, momenti diversi. Dopo Marina di Chiueti, la vegetazione bassa distribuita su dune sabbiose e il mare adriatico mi lasciano.

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Prima Tappa: Lanciano-Foggia, km. 162

Cristo si è fermato a Termoli: non appaia come ironico e severo questo giudizio. La SS adriatica 16, dopo Termoli si trasforma in un percorso desolante; il nastro di asfalto che costeggia l’azzurro adriatico diventa un triste deposito di rifiuti, edifici decadenti che potrebbero raccontare chissà quanta storia e ragazze troppo giovani costrette a rivelare la triste attualità.

Le mie gambe spingono ritmicamente mentre il cervello elabora tempi, distanze, ricordi, canzoni, momenti diversi. Dopo Marina di Chiueti, la vegetazione bassa distribuita su dune sabbiose e il mare adriatico mi lasciano. Mi addentro così nel Tavoliere delle Puglie; un’immensa distesa di terreni arati piatti livellati e tantissimi impianti eolici, con le pale ferme.

Sono fortunato penso, è vado con la mente alla ben nota ventilazione di quest’area. Distanze, tempi, alimentazione e idratazione sono sotto controllo. Un trattore rumoreggia a distanza, e mi assale il pensiero di quel contadino che programma raccolti sopra queste terre fertili in contrasto con le sfortunate ragazze scosciate che mi salutano e mi lanciano baci destinati a raccogliere vile denaro.

Una pausa mentale e Foggia è solo a 15 chilometri. La prima tappa volge al termine. Mi sistemo, inizio il rituale consueto dell’arrivo: lavaggio indumenti, manutenzione bici, pulizia personale, risposte e invio a messaggi e chiamate. Serata per le vie di Foggia e cena veloce, mi sento troppo stanco ho bisogno di riposo, la pianura ti costringe a pedalare sempre e 160 chilometri in fondo non sono pochissimi.

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Seconda Tappa:Foggia-Matera, Km. 163

Dopo aver caricato la bicicletta e dato una controllata finale, lascio Foggia indirezione Matera, qualche foto e prima di prendere la SP 105 vedo sul marciapiede una rana di gomma sorrido e penso al bimbo che l’avrà persa. Proseguo per qualche metro e decido di tornare indietro, sembrava mi stesse aspettando era rivolta verso di me al passaggio.

“Ti porto con noi” e così, la rana diventa Giovanni e con Chuckina forma il trio del viaggio in Puglia. Ma Matera è in Basilicata, beh sì, ma poco cambia: Murge, Murge e ancora Murge. Non nego di aver provato momenti di sconforto perché riassumendo da Termoli a Matera, ho visto solo terreni arati e pale eoliche. Per i temerari desiderosi di traversate nel deserto, questa zona geografica dell’Italia è un’ottima palestra.

Ma dopo quella collina, eccola sullo sfondo che appare come un miraggio Matera, lo stupore dei sassi! Piccola tassa da pagare circa 3 chilometri di salita al 9, 10 e anche 13%. Ma le mie gambe hanno la forza di chi desidera arrivare e immergersi in una nuova esperienza. Incontro Rocco che mi racconta di aver studiato a Pescara e di essersi innamorato dell’Abruzzo; ascolto le sue parole mentre con gli occhi esploro la bellezza che mi circonda.

Rituale e prima di addentrarmi nel centro storico, conosco una coppia di ragazzi brasiliani di San Paolo camminatori! Mi lascio trasportare nelle vie di questo presepe che ti fa sentire un personaggio delle statuine, io posso interpretare il viandante a due ruote. Un ringraziamento particolare a Domenico Bianco e Cinzia con cui ho trascorso una piacevole serata in pizzeria e visita guidata per le scalinate, gli archi, le viuzze e le terrazze di una Matera notturna.

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Terza tappa: Matera- Porto Cesareo – Km. 148

Oggi percorrerò un bel pezzo sulla SS 7 Appia fino a Taranto. Farò il bravo ciclista che si tiene costantemente sulla destra poi l’Appia sicuramente sarà ampia “fa pure rima”. Mi consentirà un buon margine di sicurezza. Purtroppo mi sbaglio, la larghezza dell’Appia tra Matera e Taranto si è ampliata di poco dalla realizzazione degli antichi romani.

Circa 30 chilometri di equilibrismo sul nastro bianco a bordo strada non mi consentono di ammirare il paesaggio che pian piano si trasforma in incantevole bellezza, muri a secco e uliveti. Castellaneta e poi Massafra e finalmente anche il mare Ionio sullo sfondo. Vedo un ragazzo africano che cammina portando a mano la sua bicicletta, mi avvicino e mi accorgo che ha la ruota anteriore bucata.

Purtroppo non avendo lo “sgancio rapido” non posso far di più che tentare di gonfiare la sua ruota che sembra tenere per un po’. Lo invito così, a partire rapidamente per sfruttare quel po’ d’aria, ma Abu Naht (credo si chiamasse così) preferisce aiutarmi a rimettere a posto nelle mie borse le cose utilizzate. Un gesto che mi ha fatto riflettere.

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Raggiungo Taranto e la strada finalmente si fa più sicura, stabilimento dell’ILVA e il colore che primeggia è il rosso ruggine. Entro nella città e non posso evitare di fotografare la bellezza di questo luogo. Mar Grande e Mar Piccolo, il castello Aragonese, i ponti mobili, le colonne Doriche. Turisti e ragazzi all’uscita di scuola animano le vie e le piazze sotto un cielo azzurrissimo, i miei sensi si esaltano, l’olfatto però combatte con un odore misto di zolfo e acetilene.

Finalmente inizia la parte più bella di questo viaggio, la litoranea Salentina da Pulsano a Porto Cesareo mi proietta in Grecia. Case bianche con finestre tinte di blu, palme, fichi d’india, agavi, conifere, ulivi e il mare che scorre alla mia destra e ancora barche e pescatori che mi salutano. La sera passeggio per Porto Cesareo ormai in clima autunnale ma non per questo meno bella.

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Quarta tappa: Porto Cesareo- Leuca – Km. 90

Al mattino prima di salutare Porto Cesareo, faccio un giro e a colazione scambio un dialogo con la barista che non smette di farmi domande affascinata dal mio peregrinare. Qualche foto e scopro che anche qui esiste l’Isola dei Conigli. Immerso nel mediterraneo e se non fosse per le scritte in italiano potrei pensare di essere a Naxos o Creta.

Riprendo a pedalare ed ecco Gallipoli, quanto incanto! Passo e ripasso per le vie del centro storico profumi e turisti, il castello Angioino, la Fontana Greca, la chiesetta di Santa Cristina, la spiaggia della Purità qualche foto con Chuckina e Giovanni la rana. Procedo verso sud e a Baia Verde decido di fermare la marcia e scendere in spiaggia dove mi spoglio e faccio il bagno in un mare irresistibilmente cristallino.

Mi torna in mente la storia di quel ciclo viaggiatore francese che a Castel Volturno ha subìto il furto della sua bicicletta e delle borse. Francamente questa storia solleva in me dei dubbi sulla veridicità, penso che il fenomeno del ciclo viaggio sia in forte espansione e a qualcuno non piace che le persone si riapproprino del proprio cervello.

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Qualche chilometro conJoan un ciclo viaggiatore olandese di circa 60 anni e arrivo al camping Villa Paradiso dove incontro un personaggio indimenticabile. Il mitico Francesco, titolare del camping che appare un po’ burbero all’inizio e che pian piano scopro essere una persona straordinariamente piacevole. Ho condiviso con lui riflessioni infarcite di esperienze di vita, soprattutto della sua che mi ha fatto capire di parlare con un uomo coraggioso.

Potevo evitare di fare il bagno al tramonto sulla spiaggetta del camping? Alla tenda e al resto ci penserò dopo. Si ma qui dove vado a cenare? Su consiglio di Francesco, raggiungo a piedi il ristorante aperto che preferirei chiamare casa. Si perché Giuseppe e la moglie mi hanno accolto con estrema famigliarità. Le vetrate che danno sul mare permettono di vedere le luci delle barche e il profumo della cucina mi pervade.

Anche loro mi chiedono del mio viaggio e dopo aver sistemato il modesto conto della ricca cena, mi siedo a parlare con la coppia e Giuseppe tira fuori il suo liquore al corbezzolo me ne offre un paio di bicchierini avrebbe continuato col terzo e forse il quarto. Ma dopo il secondo avverto una sensazione di euforia che mi fa capire di smettere.

Fine prima parte

Testi e foto di Marco Di Bucchianico

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Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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