Norvegia, cicloviaggio a tappe nella terra dei fiordi - prima parte

da Sandefjord a Dagali

"Quando la strada si fa dura i pensieri diventano poesia"

Un viaggio inizia quando cominci a pensarlo e termina quando smetti di ricordarlo. Il mio viaggio in Norvegia è iniziato quando lo pensai un pomeriggio. Comodamente seduto in auto con degli amici incrociammo due ciclisti bardati di tutto punto con bagagli al seguito che stavano affrontando una impegnativa salita.

01 rimontaggio bici

Avevamo già vissuto la severità di quei luoghi e promisi a me stesso di rifarlo sulle due ruote. Il fascino di dura conquista che trasmettevano quei due impavidi, mi scosse. Da allora di strada in bici ne ho fatto tanta, parecchi viaggi nei dintorni e ora era arrivato il momento di realizzare quella promessa e di affrontare il viaggio in Norvegia. Nel frattempo uno dei due amici, Adriano, è mancato al nostro affetto e Chiara vive nel suo caro ricordo. Questo viaggio è dedicato a lui: il migliore degli amici.

Quando gli ultimi raggi di sole
Illuminano i crinali delle nostre valli
una triste angoscia mi stringe la gola
rivedo i visi delle persone care
i loro gesti, le loro parole,
nel mio cuore gratitudine.
Io sono il frutto della loro conoscenza.

Inizia la mia vacanza in solitaria a cavallo tra Agosto e Settembre. Un po’ tardi per la Norvegia? “Va bene, io ci provo” mi dissi. Nei convulsi preparativi, ritagliando il poco tempo a disposizione, cercavo di non far pesare su mia moglie il mio euforico stato d'animo. Riassumo alcune vicende: Partenza da Genova con la difficoltà del trasporto dei bagagli che preferisco portare a spalla; Arrivo all'aeroporto di Bergamo con nottatta di attesa prima del ceck-in; sorpresa per il carico in eccedenza con spesa supplementare di 40,00 euro: Ryan-Air non perdona! Ora sto sorvolando l'Europa che scorre sotto di me magnifica.

Poi il mare tra la Danimarca e la Norvegia preannuncia l’atterraggio a Torp Sandefjord con puntualità. Presagivo catastrofi per il ritiro della bicicletta del tipo raggi piegati, forcelle storte, telaio in pericolo, invece niente di tutto questo. Ritrovo la mia “compagna” integra. Inizio l'opera di ricostruzione del mezzo, deposito la borsa in aeroporto (42,00 euro per 9 giorni), fisso le borse ai portapacchi. Il motore, cioè io, è pieno di adrenalina che in qualche si deve scaricare. E allora si parte. Sono le 13,30 un'ora dopo l'atterraggio.

Sandefjord-Kongsberg: 90 km.

02 amici norvegesi

Intendo pedalare fino a Konsberg per passarvi la notte. Ma un buon ciclo viaggiatore non ha fretta, quindi, strada facendo, i miei programmi si potrebbero aprire a qualsiasi cambiamento. Il pomeriggio passa velocemente, la strada corre attraverso prati, coltivazioni e boschi vicino al fiume Lorgen. Arrivo a Kongsberg a sera fatta sono ormai trascorse le 20,00. Chiedo informazioni riguardo al campeggio. Una signora col cane mi indica la strada e mi consolo pensando che i chilometri che farò in più stasera saranno fatti in meno domani. Il campeggio è molto semplice, nessuno in giro, cerco riparo dalla pioggia che si trasforma in grandine. Alle mie spalle si apre una porta e appare un cow boy ( sì avete capito bene un uomo vestito da John Wayne). Mi chiede se sono in difficoltà. Rispondo che tutto è sotto controllo o quasi. Chiedo se posso restare nei pressi e mi trovo coinvolto in una serata divertente e straordinaria. In 2 minuti sono seduto ad una tavolo con carne alle brace e patate strapazzate e con il bicchiere che non fa a tempo svuotarsi perché ritorna sempre pieno. Una festa di compleanno che loro festeggiano fino a tardi con vino italiano, poi birra, poi caffè caldo, poi ancora vino italiano. Mi ritrovo in testa un cappello che più John Wayne sembravo Al Capone. Finisco che vado a dormire in un furgone con tanto di materasso, un po' alticcio per la verità, con la promessa che ci saremmo salutati il giorno dopo. Capii all'indomani quel loro sorrisino. Avevano festeggiato tutta la notte e ora attorno a me il “deserto dei tartari”. Silenzio assoluto. Scrissi allora solo un biglietto di ringraziamento per salutare gli amici nottambuli che avevamo ancora bisogno di smaltire la festa.

Kongsberg- Veggli: 80 km.

03 da kongsberg a svene

La giornata si presenta grigia e nebbiosa con una pioggerellina sottile. Noi in Liguria diciamo che “spruinna”. Comincio a pedalare leggermente in salita con la strada deserta ad una corsia unica che attraversa tratti boscosi con betulle e larici. Il sottobosco è ricco di funghi di ogni specie. Costeggio il bel torrente color coca cola e tanti piccoli affluenti scorrono ai suoi fianchi . Pedalare non è una fatica. Arrivo sulla mitica “route 40” che seguirò per tutto il suo percorso fino a Geilo. Per molti è una delle vie di ritorno dal grande Nord.

A Svene, piccolo centro abitato, decido di fare la seconda colazione. C’è anche un distributore, un meccanico, un ufficio postale, il comune. In Norvegia se c’è un distributore di benzina , a fianco c'è pure un piccolo market con annesso reparto hot -dog e hamburger. Conforta ogni tanto azzannarne uno. Mi affascina il paesaggio montano, che alla nostre latitudini si incontra sopra i 1200 metri. Stanco e affamato decido, alle 13,00 di fermarmi dentro un casotto in legno di una fermata del bus. “ Adesso mi sbrano una scatoletta di fagioli alla messicana con aggiunta di olio piccante, pane finto, cioè quello nelle buste a lunga conservazione, un po’ di frutta secca e acqua quanto basta; mi faccio un the caldo mi riposo finchè non smette di piovere”. L' i-pod, è il mio doping musicale e la strada mi sembra più agevole. Smette anche di piovere, e affronto un lungo rettilineo fra campi di luppolo. All’inizio di ogni strada dove vi sono abitazioni ci sono le cassette delle lettere, un po’ come da noi nei portoni.

Così puoi capire quante abitazioni ci sono lungo quella strada. Alcune sono “ospitate” dentro una casetta in legno più o meno colorata dove alloggiano in bella mostra tutte insieme, in altri casi le cassette sono fissate alla meglio a qualche palo: le differenze di classe si capiscono dai piccoli particolari. Un inaspettato arcobaleno ai limiti di un bel lago, il sole con sprazzi di sereno, il fiume che si allarga formando dei laghi più o meno grandi , sono il regalo che incontro e le foto che mi fermo a scattare.

Mi fermo ancora per qualche foto ai caratteristici granai in legno, “Stabbur”, sospesi su pioli a volte di legno a volte in pietra, a mo' di palafitta. Costruiti per proteggere il contenuto dagli animali e dall’umidità del terreno, ve ne sono alcuni colorati e dipinti. Bellissimi. La valle si allarga e i campi sono ancora verdissimi, i muschi e i licheni del sottobosco sono soffici e io sono stanco.Un invito, vista l’ora, di fermarmi al primo campeggio/ostello che incontro far asciugare e riposare le ossa. Prima di coricarmi faccio due passi in riva al lago dove un’anatra lascia la sua scia: uno dei momenti magici che questa vacanza mi regalerà. Oggi sono stati 82 i chilometri. Soddisfatto mi addormento dando la buona notte alla mia bici che alloggia con me all’interno della cabina.

Veggli - Dagali: 60 km

04 uvdal

La tappa odierna prevede l'incontro con le prime salite serie. Il fresco è pungente e si fa sentire, poi la valle cambia direzione, il sole mi raggiunge e lungo il percorso comincio a spogliarmi. Affronto il primo vero strappo. Due ragazzi anche loro con le bici cariche scendono la strada mentre io salgo. Siamo attirati come calamite, perché i ciclo viaggiatori si cercano. Sono di Praga e il loro girovagare per il nord Europa iniziò sei mesi or sono, le condizioni loro e delle bici e del bagaglio lo confermano. Dopo lo scambio di saluti loro a sud ed io al nord.

Continuo a salire fino a quota 421 dove il pianoro lascia intravedere il lago. Immobile, riflette l’immagine del paesaggio come una diapositiva sullo schermo. La chiesa in legno di Uvdal, merita una deviazione pur nella difficoltà di raggiungerla. Mi incazzo nell'ultimo chilometro al 9% e brucio le mie ultime energie in uno strappo a tutta. La vista della Starvirke, tra le più belle di Norvegia fa dimenticare la fatica e merita la visita. Oltre il cancello, alcuni granai di diverse dimensioni, un piccolo arco con croci in pietra, fanno bella mostra di sé. Dicono che sia affascinante nei giorni di burrasca, quando i venti impetuosi fanno scricchiolare le assi con la quali gli artigiani d'ascia (gli stessi costruttori delle robuste imbarcazioni dei mari del nord) l'hanno costruita. Diventa quasi una preghiera ascoltare quei gemiti e quegli scricchiolii in religioso silenzio dentro la chiesa. Lascio qui una dedica a ricordo di Adriano. In discesa, carico come sono, raggiungo 71 km orari. In un attimo sono sulla “route 40” corro lungo bei tratti di pista ciclabile a fianco della strada sempre in leggera salita.

14 punto pi alto della rallarvegen

Visito un’altra bella chiesa in legno e dopo alcuni chilometri un cartello mi informa dei prossimi chilometri, almeno nove, con il 7% al 9% di pendenza. Ostento serenità, ma nonostante i miei sforzi il lungo rettilineo mette a dura prova l’equilibrio psicofisico. Sulla sommità a quota 1100 un altipiano con rade betulle basse e laghetti ovunque. C'è anche un caffè su una terrazza panoramica con vista sulla vasta valle appena scalato. Ma devo accontentarmi di sola acqua versata nelle borracce da un giovane che mi avverte che il caffè è chiuso ma che ci sarebbe stata una opportunità più avanti.

Risalgo in bici e dopo il passo trovo l’albergo indicatomi ma anche questo sembra chiuso. Busso e appare una signora alla quale chiedo pietosamente la possibilità di bere un caffè e magari una fetta di torta. Sono accontentato e quando è il momento di pagare, i coniugi, mi offrono il tutto dicendomi che me lo sono guadagnato. Pazzeschi questi norvegesi! Mi godo l’altopiano davanti a me a quota 1000. Laghetti, boschi di betulle e larici, il monte Jokulen ricoperto di neve sullo sfondo: emozioni che mi rimarranno nel cuore. Due trekker una danese e l’altra norvegese, che parlano un po' di italiano, mi raccontano delle loro giornate in mezzo alla natura, degli animali che incontrano, del monte Jokulen e della precoce nevicata. Non hanno età, anzi hanno quella dell'entusiasmo e mi anticipano il programma di fare un viaggio in Italia, per visitare le “five land”. La mia regione, la Liguria! le cinque terre, sospese tra cielo e mare incantano turisti di tutto il mondo. Prometto di essere con loro se dovessero arrivare. C'è ancora tempo per osservare un villaggio che sembra abbandonato da ricercatori d'oro, osservare il fiume e le rapide dove si insegna rafting, prima di far riposare la mia bici e la mia carne dentro una vera stanza, sotto una vera doccia calda al prezzo 500 Nok.

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