Capo Nord, mito, meta o punto di partenza? Andrea Accorsi ce lo racconta

Ma Capo Nord è proprio così coinvolgente come viene descritto, oppure sono i ciclo-viaggiatori che ne fanno un mito? Più volte questo sito ha ospitato amici che hanno fatto di Nord Kapp la loro meta, la loro aspirazione o forse il loro punto di partenza. Anche l’apprendista ciclo-sognatore Andrea Accorsi nell’agosto del 2018 ha inserito nel suo palmares l’avventura alla North Cape 4000, una gara in self support con partenza da Arco di Trento e arrivo a Capo Nord.

 

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Questa la testimonianza di ANDREA ACCORSI

Non c’era tempo limite, solo una traccia comune per tutti gli oltre 180 partecipanti, vietata qualsiasi tipo di assistenza. I numeri: 4.300 km, 27.000 mt di dislivello positivo, 10 nazioni da attraversare (Italia, Austria, Germania, Cecoslovacchia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Norvegia), quello che progettavo da anni si è fatto tangibile. Non ho colto l’occasione dell’evento dal punto di vista agonistico, ma solo per poter condividere durante il viaggio, l’eventuale compagnia di altri avventurieri come me. Ho impiegato 18 giorni per arrivare a toccare il monumento a Capo Nord, vivendo lungo l’itinerario ogni tipo di esperienza, sportiva, umana e intima. Ogni due giorni incontravo persone che parlavano una lingua diversa, con costumi e abitudini di vita differenti dai miei. Ognuno mi trasmetteva quel calore antropico che fa ancora ben sperare per la salvezza del genere umano. Ho quasi sempre pedalato in solitudine, solo per due giorni in Finlandia ho condiviso qualche centinaio di chilometri con un ragazzo italiano e uno belga.

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Mi sono sentito talmente vuoto, talmente pieno, così stanco, così felice, emozioni agli antipodi, da poter dire con estrema franchezza e lucidità, di aver vissuto una “vita parallela”. Nel mio libro, DIARIO DI UN APPRENDISTA CICLOSOGNATORE, ho dedicato un capitolo a questo viaggio, cercando più che altro di riportare la parte emozionale del mio pedalato. I numeri non mi appassionano. Ero equipaggiato con due borse da Bike Packing (una frontale e una posteriore sottosella), con tenda, materassino e sacco a pelo. Ho quasi sempre dormito in tenda, dove capitava, a bordo strada, in un campo, vicino ad una stalla. Oppure all’interno delle cabine di sosta degli autobus, estremamente accoglienti (sembrano degli chalet in miniatura) in Germania, Polonia e Paesi Baltici. Solo in Finlandia e Norvegia ho sostato tre notti (massimo 4/5 ore di sonno) in strutture, principalmente per potermi lavare e detergere gli indumenti. Ho incontrato tante vite, in questo viaggio.

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L’incontro è il luogo per il racconto e per la costruzione dell’esperienza che mi esalta quando viaggio, ma che mi fa crescere anche nella vita normale di tutti i giorni. Come diceva Gibran: “Anche se non capisco la voce della tua anima e tu non capisci la voce della mia, parliamoci perché non ci sentiremo soli”. Il viaggio quindi è anche in­contro tra le persone.  Se i luoghi non cambiano, gli incontri con le perso­ne possono essere irripetibili, quindi meritano attenzione anche perché quello che portano dentro è merce prezio­sa. Nasce così il “mio viaggiare nel viaggio in biciclet­ta”, una sorta di gemmazione che, dal semplice turismo, ha fatto sbocciare un’esperienza attenta alle più svaria­te relazioni con tutte le persone che la strada mi propone. Dallo sguardo distratto di culture e architetture, di musei e città, verso l’ascolto di ciò che le genti hanno da dire. Que­sto è un passaggio che ho sentito molto.

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L’autore del volume DIARIO DI UN APPRENDISTA CICLOSOGNATORE oltre a questo meraviglioso viaggio, in questi anni ha attraversato in bicicletta il nord della Spagna, pedalando da Barcellona e terminando a Santiago de Compostela.  Il Portogallo e il sud della Spagna, e un’altra avventura che partendo da Lisbona e terminando a Siviglia, dopo aver seguito il Sendero dell’Arco Mediterraneo, passando da Tarifa e da Gibilterra, l’ha pienamente colmato di suggestioni. Ancora il periplo della Scozia, il periplo dell’Irlanda, oltre a vari itinerari in giro per l’Italia, la Francia, la Slovenia. Andrea, può dirsi ancora ciclo-sognatore o siamo noi che leggendo il suo libro dobbiamo sognare con lui?

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Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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