Great Divide Mountain Bike Route, dal confine Usa a Yellowstone Park. Con gli orsi per amici.

Con l’avvicinarsi agli Stati Uniti il paesaggio dolcemente si appiattisce, prevalgono colline e allevamenti di bestiame, ranch e piccoli villaggi. Roosville è la porta di accesso agli Stati Uniti: il Montana ti dà il benvenuto ed è anche lo stato dove si percorrono più chilometri. L’ingresso negli Stati Uniti presenta un paesaggio dolce ed accogliente, campagne e ranch mi accompagnano fino alla cittadina di Eureka. Da qui in poi inizia la vera sfida con il selvaggio, le foreste e i continui saliscendi. (Leggi prima parte)

 

I consigli di Renato Frignani

Il tracciato attraversa zone molto remote e selvagge. È quindi raccomandato essere ben preparati sia dal punto di vista fisico che della prevenzione: avere con sé spray per gli orsi, repellente per insetti, bear box o in alternativa una sacca/borsa da poter appendere da qualche parte, fuori dalla portata degli animali, fischietto, e un buon sistema di filtraggio per l’acqua. Molta escursione tra giorno e notte, e in base alla stagione, potrebbe essere possibile pedalare sulla neve in alcuni tratti nonché essere sorpresi da improvvisi temporali. Avere un gps, ed essere provvisti obbligatoriamente di tutte le cartine che l’Adventure Cycling  Association fornisce.

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Si attraversano numerose catene montuose, la Whitefish, la Swan, si costeggia per un breve tratto il Glacier National Park, il Bob Marshall Wilderness, le Pioneer e altre. Per diversi giorni o volendo settimane (in base a come uno se la vuole gestire), si può stare in mezzo a una natura veramente selvaggia per lungo tempo. Io ho pedalato molti giorni da solo e in molte situazioni non mi sentivo proprio sicuro, sia di giorno che di notte. Di notte in particolare non sapevo mai cosa succedesse al di fuori del telo della mia tenda. Rumori inquietanti mi sconcertavano. Ero consapevole anche che a farmi compagnia c’erano scoiattoli e procioni che da bravi spazzini controllavano se qualcosa da mangiare fosse avanzato. La routine serale prevedeva una cena intorno alle 18:30 e in tenda per le 20:00. All’interno scrivevo, leggevo, mi intrattenevo fino ad addormentarmi. Più volte il sonno veniva interrotto da rumori, ma col passare del tempo ci feci l’abitudine. I passi del Montana sono lunghi e ripidi e quasi sempre su strade sterrate o sassose. Intorno solo alberi, solo fitte foreste, con i suoni del loro silenzio. Ci sono stati diversi momenti in cui mi sono fermato sconfortato, mi guardavo intorno e mi sbalordivo e mi incantavo di cosa ci potesse essere al di là di questi boschi.

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Cosa provavo, provo a raccontarvelo.

In salita ero lento, pesante e questa cosa non aiutava. Decisi così, di fare una selezione delle cose che ritenni superflue e le spedii a casa appena arrivato al primo villaggio con un ufficio postale. Due giorni più tardi, nel Montana, incontro un orso nero che mi attraversa il sentiero; percorrevo Whitefish Pass e nello stesso giorno, prima dell’arrivo al Red Meadow Lake, un Grizzly esce dai cespugli e si posiziona sul sentiero a 60 metri da me. Per farmi sentire in mezzo a quella natura selvaggia, utilizzavo un fischietto e canticchiavo di tanto in tanto, probabilmente è stato il mio canticchiare e il suono del fischietto a disturbare l’orso intento a cibarsi di bacche e frutti selvatici.

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È sempre consigliato fare rumore per avvertire la fauna della nostra presenza per prevenire un incontro “sorpresa”. Superato Whitefish, il tracciato si addentra nelle foreste delle Swan Mountains e il Bob Marshall Wilderness, aree ricche di fiumi e bellissimi laghi come il Flathead e Seeley Lake. Molti sono i camping a disposizione, da quelli primitivi a quelli attrezzati per accogliere turisti più esigenti. Da tenere in conto che queste zone potrebbero essere invase da zanzare e in molti casi da tafani che non danno tregua; i loro morsi lasciano visibili segni sulla pelle anche per settimane. Questo tratto pittoresco del Montana è stata una bella iniezione di natura, con le sue strade impegnative ma che regalavano agli occhi paesaggi spettacolari e un piacevolissimo senso di pace. Il tratto Great Divide Montain Bike del Montana al di là di due o tre grandi cittadine, attraversa piccoli villaggi tipici della zona, e in alcuni casi si ha la sensazione di percorrere il tempo a ritroso, che le lancette dell'orologio si siano fermate. Ovando, per esempio, è quello più caratteristico. Sembra siano presenti più cani che esseri umani…mah, leggenda o no, sta di fatto che il piccolo paesino è ad oggi un museo in miniatura. Sono presenti ancora la vecchia prigione, teepee indiani, e gli edifici mantengono ancora lo stile “western” di una volta. Decisi di fermarmi e fare il turista curioso.  In dieci minuti è possibile vedere tutto, e respirare l’aria di una realtà così piccola ma concentrata, mi affascinava. Feci amicizia con la signora del market che gentilmente mi fece utilizzare bagno doccia e lavanderia, e mi indicò dove potevo piantare la mia tenda.  Passai la notte in compagnia di altri cicloturisti, anche loro in viaggio sul Great Divide Mountain Bike Route.

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Sono sempre più convinto che un’avventura per essere tale deve essere vissuta senza troppe aspettative. Vivere ogni giorno con gli occhi e la mente aperta a quello che la giornata ha da offrire, che sia positivo o meno, la capacità di affrontare e superare le difficoltà non può che renderci più forti e insegnarci lezioni di vita. Viaggiare in bicicletta è bellissimo, si ha davvero la possibilità di vivere ogni metro che si percorre e di poter interagire con l’ambiente e le persone che si incontrano.Sulla strada forestale che porta ad Helena, capitale del Montana, mi fermai di fronte a una fattoria, nota per essere molto accogliente nei confronti dei cicloturisti, la “cabin mile 88.1”. Erano le 11:30 di mattina quando arrivai davanti al cancello arrugginito della proprietà e subito sentii una voce che mi chiamava. Il proprietario mi corse incontro e mi chiese per favore, di entrare e di accomodarmi con loro nel tavolo posto dietro casa. Mi chiese se volevo mangiare qualcosa e passare la giornata con loro, ma inizialmente gli spiegai che volevo raggiungere Helena e che era troppo presto per fermarsi.ciaobici great divide 2 5

Mi sentivo a disagio dalla così cordiale e amichevole accoglienza. Cambiai idea subito e decisi di godere di questi attimi che l’ospitalità offre all’anima. In pochi minuti vidi arrivare  hot dog e succo di frutta, mi chiesero se volevo dormire nelle apposte cabine di legno o usare la mia tenda, mi fecero vedere dove erano i servizi igienici e il frigo pieno di birra e vino, tutto questo a costo zero. Pensi sempre che le migliori esperienze capitino sempre agli altri. Stavo vivendo un momento che mi avrebbe portato a pensare diversamente. Insistetti per contribuire, ma non ci fu verso di far cambiare loro idea. E gli incontri lungo la strada furono diversi. Feci amicizia con una donna inglese di cinquant’anni che si era fermata a causa di un infortunio dovuto a una brutta caduta, lei si chiama Cheryl, donna molto forte e tenace.

(Leggi altre storie di viaggio in bicicletta)ciaobici copertina libro moldova

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La parte del Montana che da Helena arriva fino a Polaris, non comporta particolari difficoltà, diversi saliscendi e qualche passo, ma tendenzialmente le salite sono abbastanza dolci e i paesaggi sono sempre intervallati da foreste e aree agricole, ben coltivate a cereali e a pascolo. Man mano che la strada scende il panorama cambia, le foreste sono più diradate, aumentano le vallate, gli spazi aperti e anche i punti di sostegno per turisti si fanno sono sempre più rari.Da Polaris a Lima e poi a Lakeview, lo scenario muta un po’ e prende la prateria prevale: spazi enormi a perdita d’occhio. Il sentiero è tracciato quasi interamente su un fondo stradale ghiaiato e a tratti in terra battuta naturale, che in caso di pioggia diventa impraticabile.  Così successe quando lo percorsi purtroppo, il fondo stradale era fangoso e in diversi casi mi sono trovato a spingere la bicicletta o a pedalare sugli arbusti che costeggiavano la carreggiata.

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Per diversi giorni ho pedalato in compagnia di due italiani (Giancarlo e Andrea) e un americano (Doug), con i quali ho pedalato da Helena fino al confine con il parco nazionale di Yellowstone. Viaggiare da soli è bello, affronti tutto al 100% e hai la possibilità di testarti, ma un po’ di compagnia fa sempre piacere, condividere chilometri in sella alla bici, spronarsi nei momenti di difficoltà o mangiare tutti insieme a sedere su un tronco di d’albero, raccontando storie, fa parte del viaggio stesso. E forse sono le cose che si ricordano più facilmente.

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Il Montana è lungo, ma giorno dopo giorno, sto per arrivare alla conclusione e c’è la fortuna di transitare nei pressi di uno dei parchi nazionali più importanti d’America. Una strada ghiaiata misto roccia vulcanica, introduce all’ingresso ovest del parco di Yellowstone che decido di visitare. In realtà questa deviazione non comporta nulla di significativo sulla tabella di marcia, le distanze sono le medesime, solo che invece che percorrerle fuori strada nello stato dell’Idaho, si continua su strade asfaltate all’interno del parco di Yellowstone. Entrando, ci si accorge subito della contaminazione turistica massiva, auto, camper, moltissimi turisti, l’attenzione è più rivolta al traffico che all’ambiente circostante, ma ero consapevole di questo. Rimango nel parco con amici due giorni e mezzo, giusto in tempo per vedere le attrazioni principali e riprendere la strada statale che porta a sud verso il Wyoming dove avremmo ripreso il tracciato originario. Testi e foto di Renato Frignani. FINE SECONDA PARTE  LEGGI PRIMA PARTE

 

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Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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