Georgia e Svaneti in bicicletta - (seconda parte)

regione Svaneti - da Zugdidi a Kutaisi

Lo scenario si presenta come una valle di montagna con impegnative pendenze positive e negative. La strada è praticamente senza traffico....

 

Treno da Kutaisi a Zugdidi poi in bicicletta fino a Jvari km. 40

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Non è semplice descrivere la regione denominata Svaneti con le poche righe a corredo di questo testo; vi rimando pertanto ad una approfondita lettura del libro “Georgia e Svaneti, gamarjoba” scritto da me e nato dall’esperienza di questo viaggio. In questa area geografica è assolutamente necessario conoscere i punti dove si intende sostare per dormire.

Questo vale per chi viaggia senza tenda e sacco a pelo mentre per chi viaggia in piena autonomia ogni luogo può dimostrarsi utile, salvo rendersi conto che ci possono essere anche animali selvatici. Quella che stiamo percorrendo è l’unica via di accesso allo Svaneti. Fino a Mestia essa è, da pochi anni, completamente asfaltata. La mappa mostra la presenza di alcuni villaggi lungo la strada.

Si tratta prevalentemente di abitazioni modeste presso le quali è possibile chiedere da mangiare e da dormire, accontentandosi naturalmente. A Jvari esiste un modestissimo hotel, fuori paese, in località Dam (diga) e un modesto market dove è possibile acquistare pane e formaggio per cena e biscotti per colazione (che non viene servita presso l’hotel).

Jvari - Lakhamula km. 80

Lo scenario si presenta come una valle di montagna con impegnative pendenze positive e negative. La strada è praticamente senza traffico. Solo qualche minibus trasporta pochi turisti fino a Mestia. Il fiume scorre al di sotto e la strada è scavata su ripide spalle di scisti spesso franosi che investono la strada. Molti torrenti tumultuosi si precipitano nella valle e mano a mano che si sale si intravedono le vere vette caucasiche.

Si sale in 130 chilometri fino all’altitudine di 1400 metri di Mestia, ma sono difficili da percorrere in una giornata, per cui conviene preventivare una sosta. La nostra avvenne a Lakhamula presso la signora Lhia, vedova da poco, e posso garantirvi che questi 80 chilometri rappresentano una sufficiente pedalata. In questo tratto si rischia di dormire all’addiaccio.

Fu una serata splendida, Lhia ci preparò un khachapuri fragrante dal profumo e dal gusto intensi. La zuppa di legumi Lobioli calda e abbondante, formaggio fresco con pomodori e cetrioli e una marmellata di frutti di bosco. Volle premiare la nostra simpatia portandoci pure un liquore di noci (fatto con l'interno legnoso del gheriglio). E' commovente come dal poco o niente che possiede, la gente georgiana sappia trasformare l'accoglienza in un regalo per l'ospite. Seguirono alcuni canti, vedemmo finalmente Lhia sorridere e, nel suo diverso vestitino nero che aveva indossato per servire la cena, era carina.

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Lakhamula - Mestia km. 68

Il percorso segue per poco la valle del fiume Enguri, per lasciare il posto alla valle del fiume Mulkhura, ma prima attraversa la valle del fiume Doltra. Questa valle attraverso Mazeri e il passo Becho porta in Russia ed è possibile osservare le altezze degli alte cime caucasicche: il monte Usbha e anche l'Elbrus la vetta più alta d'Europa. Per gustare questo spettacolo sarebbe necessario un tempo superiore a quello di cui disponevamo. Però un componente del gruppo si staccò e percorse il tratto fino a Mazeri, tanto per avere un’idea.

L’arrivo a Mestia segna un momento di felicità. Il villaggio patrimonio Unesco mostra da lontano le sue doti migliori, le torri medioevali, singole o raggruppate, che erano state oggetto di desiderio e tanta fatica. Qui non è difficile trovare sistemazione, la città offre numerose guesthouse, frutto di uno sviluppo turistico crescente.

La gente, gli Svan, un popolo abituato all'indipendenza mai sottomesso, vive una esistenza difficile, isolato dalla civiltà e con la neve nove mesi per anno. Gente che ancora parla una lingua antica più di quattromila anni, non scritta, incomprensibile dai georgiani stessi. Abitanti orgogliosi, ma miti, che stanno trovando una propria vocazione nel turismo. Il territorio dello Svaneti, nel suo isolamento secolare, ha aiutato anche a salvare tesori e opere d'arte della Georgia intera. In questi luoghi venivano nascosti e tenuti al sicuro i beni preziosi durante le numerose invasioni di nemici. Approfondire usi e costumi, architetture e cultura è un motivo di grande fascino.

Mestia e dintorni km. 20 Mestia e Usghli km.47

Ma lo Svaneti, il vero free Svaneti, inizia da qui. In questi luoghi arrivò con le proprie spedizioni Vittorio Sella, nipote del politico Quintino Sella che fondò il Club Alpino Italiano. Fotografò paesaggi, abitanti e loro usi. Le sue immagini sono ora oggetto di un pregevole volume del TCI e CAI che ne traccia la figura di fotografo alpinista esploratore. Una descrizione in quel volume della regione chiamata Soanezia, sembra scritta nei giorni in cui ci trovavamo dinnanzi agli stessi luoghi: “Non vidi mai natura alpestre così bella, così serena, grandiosa, pittoresca per forma e colorito. Temperatura deliziosa, calma adorabile, l’Usbha sublime fra cumuli leggeri. La Soanezia nelle belle giornate di ottobre è un vero Paradiso”.

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Proseguimmo in bicicletta con estrema fatica e difficoltà fino a Usghuli. A quota 2230. La strada e quanto essa incontra, e quanto lascia intravedere, e quanto possa entusiasmare non è possibile descrivere in poche righe. Si sale fino a oltre 1900 metri, si scende ancora fino a 1400 a Bogreshi per risalire definitivamente fino ad un altopiano a 2230 quando, attorniate di monti verdi con la cima innevata, apparvero dietro un crinale le prime torri di Usguli. Il grido di sorpresa scaricò la tensione e la fatica.

Un incontro mozzafiato, il villaggio abitato più elevato d’Europa. Davanti a noi c’era il Caucaso che metteva in scena la sua prima storica rappresentazione: tutte cime di circa 5000 metri, bianche coperte di neve, sulle cui cime si rincorrevano   nuvoloni abbaglianti. Oltre le ultime dimore anche una chiesa, un monastero fortificato, Santa Maria Madre di Dio. Difficile calmare l'emozione. Il fiume, piccolo rigagnolo che nasceva in quell’area, mandava i suoi vagiti da neonato, e ad ascoltarlo solo alcuni cavalli che si lasciarono facilmente accarezzare e fotografare, così come alcune mucche.

“Sdraiate come turisti attratti dal tramonto, attendevano che le nuvole si tingessero di rosso. Restarono immobili, mentre posavo sul loro dorso la mia fotocamera per l’ultima ripresa della giornata”. Il luogo offre diverse sistemazioni per dormire, le stesse famiglie che ospitano preparano cena e prima colazione e favoriscono la visita a museo chiesa e noleggio vetture con conducente fino allo Zagar Pass.

Usguli - Zagaro pass- Lenteki km. 80

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Il programma prevedeva la salita di 8 chilometri fino allo Zagar Pass posto a 2630 metri. Ma questo tratto è veramente per duri e per biciclette ben attrezzate. Ci organizzammo per raggiungere il passo con furgone e bici al seguito. Solo uno di noi provò la fatica di quel tratto e la soddisfazione all’arrivo fu la grande esplosione di gioia. “Se c'è la vita oltre la vita, vorrei che assomigliasse a questo ultimo chilometro: ho visto il Paradiso”. Al limitare delle nevi perenni, qui la natura induce alle profonde meditazioni che attorno ad essa hanno espresso ed esprimono i grandi. Ha la sua anima la natura, ha il suo linguaggio.

Per comprenderla bisogna che cresca dentro di noi, aiutarla a crescere. Poi è stato molto triste dire addio ad un luogo, sapendo che sarebbe stato definitivamente. Anche in derivazione del privilegio con cui era stato conquistato. Poi i successivi 70 chilometri di discesa sarebbero sembrati un gioco. Ma a Lenteki ci rendemmo conto come settanta chilometri in dieci ore costituissero un record negativo per una discesa. Il giorno successivo mi ritrovai con un versamento da tumefazione ai gomiti per lo stress nel tenere saldo il manubrio e i freni.

E pensai che se solo si fossero rotti i freni non ci sarebbe stato tempo per fermarsi (in alcuni punti) e la scoscesa riva del fiume ci avrebbe inghiottito. Ci permettevamo qualche battuta: “Se la Georgia organizzasse i prossimi campionati mondiali di ciclocross non avrebbe bisogno di costruire nuovi circuiti”. “Basterebbe fare un po' di promozione e verrebbero da tutto il mondo su questo percorso”.

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Lenteki - Kutaisi km. 90

Questa ultima tappa avrebbe chiuso il cerchio dell’itinerario attraverso la regione Svaneti. Quelle poche righe che vi ho riportato danno l’idea della esperienza maturata in questo percorso, ma mi permetto suggerirvi la più profonda conoscenza attraverso la descrizione emotiva fatta nel mio libro “Georgia e Svaneti, gamarjoba”.

Il programma odierno doveva portarci a Kutaisi in novanta chilometri facili facili, sulla carta. Non fu così. Viaggiare in Georgia significa avere una riserva interiore di mezzi fisici e mentali che permettano di affrontare situazioni diverse da come le hai immaginate. Seguimmo da subito e per sempre il fiume Tskhenistskali che correva parallelo ad una strada, asfaltata, con traffico quasi nullo e che offriva un paesaggio montano. Questa strada è stata percorsa anche da Pompeo.

Lo appresi in uno stentato inglese misto a russo, dopo che un signore e sua moglie mi fermarono su un tratto di strada per offrirmi delle pere che stavano raccogliendo. Avevo letto infatti che tracce del passaggio del condottiero romano sono legate a dei resti di un ponte coevo ancora visibile nei pressi di Tbilisi che porta il suo nome. Ero stato sorpreso dal saliscendi continuo che non dava tregua e soprattutto non reagivo avendo ancora nella mente il pensiero che sarebbe stata una giornata tranquilla, su un percorso quasi pianeggiante.

Non caricai allora nelle borse le pere offertimi spaventato dal cartello che in quel punto indicava una pendenza del dodici per cento. Nei pressi della città abbandonammo la via principale per conoscere, lungo questo avvicinamento a Kutaisi, l'ondulato territorio divenuto luogo di belle residenze e meta di escursioni. Floridi boschi circondano questi colli divenuti mete turistiche per appassionati e curiosi che intendono trascorrere alcune ore nella visita della grotta di Prometeo e delle grotte nella Riserva Naturale di Sataplia dov’è stato allestito un museo ed un percorso culturale su tracce ben conservate di dinosauri.

A Kutaisi finiva la nostra avventura nello Svaneti. Questa parola, avventura, che qui devo utilizzare (pur essendo contrario a priori a inserirla nel mio vocabolario e prima ancora nella mente all'inizio di un viaggio) è veramente appropriata se vado ad analizzare come si è sviluppato questo ciclo-viaggio.

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Fine seconda parte

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itinerario e mappa

 

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