Georgia e Svaneti in bicicletta - (prima parte) -Da Tibilisi a Kutaisi

da Tibilisi a Kutaisi

Quando viaggiare non è solo spostarsi da un luogo all’altro per ritemprare il fisico, ma un incontro con culture e storie differenti, il viaggio può dimostrarsi l’occasione per raccontare.

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L’esigenza di scrivere nasce dalla consapevolezza di aver vissuto momenti unici e dal desiderio di condividerli. Per me è successo anche in questo viaggio e, dopo aver scritto il libro che rivela tutti i particolari, propongo al lettore una sintesi dell’itinerario, sicuro che apprezzandolo andrà a gustarsi anche la lettura più completa del libro. Periodo di effettuazione del viaggio: prime tre settimane di giugno 2014.

Da Tibilisi a Gori 90 km.

In tre amici alla partenza. Il quarto ci avrebbe raggiunto dopo due giorni. L’arrivo all’aeroporto di Tbilisi segna il ritorno in un luogo che ci procurò, l’anno precedente, difficoltà che superammo con l’aiuto provvidenziale di alcuni amici (leggi il volume “Con l’Armenia nel cuore”). Ora invece avevamo contattato un amico che già ci aspettava per accoglierci e risolvere eventuali difficoltà.

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Le più evidenti e concordate furono: 1- carico delle biciclette su un furgone e trasporto fino alla periferia dove ci fossero strade percorribili per le biciclette; 2- deposito dell’imballo delle biciclette e recupero dello stesso al ritorno; 3-primo sostegno iniziale con cambio valuta e scheda telefonica nazionale.

Nei pressi di Msketa scaricammo le biciclette e salutammo gli amici sostenitori dando loro appuntamento per il ritorno. Ci dirigemmo verso Gori. La Georgia è percorsa da est a ovest dall’antica via della seta. Questa strada è una arteria di grande comunicazione, a volte larga a volte più stretta, a volte modestamente tenuta, spesso deteriorata e con molte buche e con traffico intenso in ambo i sensi di marcia.

Percorrere questa strada in bicicletta sarebbe risultata un’avventura non in sintonia con il cicloturismo che spesso io vado a confrontarmi. Non eravamo certamente in cerca di piste ciclabili, ma di percorsi alternativi. Quindi tutto il percorso descritto tiene conto di situazioni, pur se di difficile percorrenza, ma considerate più sicure ed con assenza o quasi di traffico.

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La strada che porta verso Gori costeggia il fiume Mikvari. Il fondo stradale asfaltato e in discrete condizioni, attraversa qualche villaggio di modeste dimensioni e concede il rilassamento necessario per osservare o scambiare qualche opinione tra noi, appaiati. Alcune brevi salite ci accompagnano fino ad un largo altopiano con prati fioriti e modeste coltivazioni di foraggi.

Ci sono pastori a cavallo che salutano e ci corrono incontro abbozzando qualche sorriso. Avevamo delle mappe distribuite gratuitamente dall’ente turismo presso l’aeroporto, belle e dettagliate. Modesti villaggi disposti sui lati della strada manifestavano poche cose interessanti e soprattutto pochi alimenti da mettere sotto i denti. Qualche pomodoro e scatolette di pesce fu il nostro primo pasto accompagnato con profumato pane fresco. Accorgendosi poi che poco più di trecento metri avanti avremmo potuto pranzare alla georgiana e bere birra.

Dopo Akhalkalaki decidemmo di seguire un sentiero percorribile sterrato lungo il fiume dove un ponte ci avrebbe permesso il transito sul lato opposto proprio in direzione Uplistsikhe. Un tratto di campagna con semplici abitazioni e campi coltivati che numerose zappatrici stavano curando sotto il sole. Una roccia erosa del colore del tufo, ci accompagnò sino al sito archeologico di Uplistsikhe: una città sorta tra gli antri di quella montagna. Arrivammo dopo 10 chilometri (questi percorsi lungo la strada a forte traffico) a Gori e trovammo pernottamento presso una famiglia indicataci da un taxista: guesthouse Luka.

Gori - Shorami 61 Km. (via Khashuri, Tsaroni lungo il fiume Makvari)

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Gori conserva le memorie di Stalin in un mausoleo vicino al quale è stata trasferita la sua casa natale e conserva l’unico monumento esistente al mondo ancora in piedi di questo contestato statista. Difficile dare torto a chi non ha voluto la distruzione di queste reliquie che, nel bene e nel male, hanno legato questa città al suo concittadino. Oggi insieme alla maestosa fortezza, il museo della vita di Stalin, offre motivo di sosta e visita a questa città. Cercammo ancora una volta una strada secondaria e la trovammo, salvo poi non interpretare bene una deviazione.

Scegliemmo quella sbagliata quella che ci portò in superstrada. Per alcuni chilometri fummo costretti a percorrere in senso contrario di marcia l’arteria con ampio traffico fino alla deviazione per Kareli, Tsoromi, Khtsisi. Paesini questi di estrema semplicità e dove il traffico più grave erano famigliole di oche e anatre che attraversavano la sede stradale e gruppi di suini sdraiati a bordo strada entro nere pozzanghere. L’itinerario ci permise di vedere il monastero fortezza di Samtsverigi, che nessuna guida nominava, sistemato e abitato da una comunità di monache locali.

Posizionato sopra una collinetta domina una valle a 360 gradi. In discesa le prime gocce di un temporale estivo che subito dopo scatenò con forza il massimo della sua portata mentre noi avevamo trovato riparo sotto una tettoia della fermata di autobus. Proseguimmo lungo una strada ricca di nulla e di tanta povertà, dove le abitazioni non potevano chiamarsi né case né dimore, dove le vetuste recinzioni di legno non permettevano di curiosare all'interno se non da fessure che il tempo aveva creato tra le assi logore e stinte. Avevamo lo scopo di arrivare a Khashuri, località con molti abitanti e segnata in maniera adeguata sulla mappa.

Fummo sorpresi nello scoprire che la città non possedeva alcuna struttura per ospitare turisti. Fortunatamente la situazione si normalizzò a Surami dopo 8 chilometri, in un paesino che non sembrava all’altezza. Voglio sottolineare tuttavia l'iniziativa di una coppia di sposi che in questo villaggio di grande povertà hanno ristrutturato e aperto un locale pubblico tipo nostro bar, pulito ed attrezzato “all'italiana” si potrebbe dire, dove oltre a gustare i classici Khaciapuri e Lobioli di loro produzione, offrono una scelta di dolci, di ottimo caffè e di classica piva (birra), alla spina. Si chiama Kafe Rena è in via Rustaveli 173. Dormimmo nell’unico hotel (?!) di un villaggio che aveva conosciuto in passato un momento di notorietà grazie alle sorgenti termali presenti sul posto. Dove fossero, non ci è stato dato di sapere.

Da Surami – Zestaponi : Km. 68(via Kharagauli, Tsira, Ebodriri, Moliti)

Fuori da qualsiasi città, non dimenticati, ma privi di contatti frequenti, i villaggi di Ttsipa, Moliti, Marelisi, Leghvani, Kharagauli, resteranno legati a questo pensiero: le mappe riportano solo segni, ma la realtà del percorso è un’altra cosa, spesso indescrivibile e non rappresentabile.

“Il teatro della vita qui si svolge su una panca consunta sotto una tettoia davanti ad un market aspettando l'arrivo del pane o di tre cicloturisti forse pazzi”. Se ancora non fosse chiaro il percorso di questa giornata posso aggiungere che ci vollero sette ore per colmare un tragitto di quaranta chilometri quasi sempre in discesa, che ci costringeva spesso a scendere di bicicletta, darsi una mano l’un l’altro per superare piscine d'acqua, con qualche caduta e qualche foratura, con le bici impastate di fango nero ed ocra.

Il ritorno sulla strada di scorrimento veloce e con traffico infinito, fu quasi una liberazione e la scoperta di quanto un Paese possa convivere con grandi contrasti. A Zestaponi, dopo gli ultimi dieci chilometri di percorso di guerra sotto il tiro di guerrieri motorizzati, fu naturale premiare con un lavaggio le biciclette che ci avevano portato fuori, vivi, da un campo minato di quaranta chilometri.

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Zestaponi - Kutaisi (minibus km. 30) dintorni e monastero Gelati 50 km.

Questo tratto di strada non ha alternative. La highway è l’unica possibilità per raggiungere Kutaisi. Il meteo sfavorevole e il pensiero di percorrere in trincea (con pericolo costante di traffico) affidandosi alla fortuna questo tratto di strada ci ha aiutato a decidere di percorrerlo in minibus. Ce ne sono molti che si fermano in questo paese e ripartono in direzione Kutaisi. Si tratta di trovarne uno che abbia posto per noi, bagaglio e bici. Operazione che può benissimo andare a buon fine offrendo con qualche denaro in più e sacrificando lo spazio all’estremo.

Kutaisi è una città importante, la seconda della Georgia. Moderna nel centro, dove una monumentale fontana di sera si veste di molti colori. Giardini, negozi eleganti, banche, palazzi istituzionali e un teatro neoclassico, sono le quinte di questo palcoscenico. Caratteristica e legata alla tradizione, poco più in là, si apre il grande mercato coperto con i suoi colori, odori e vocio, che ricostruisce ancora i luoghi di sosta e di commercio dell’antica via della seta. Il fiume e la splendida visione sulle ville antiche della collina Ukimerioni, su cui domina la cattedrale, diventa una passeggiata insostituibile per il magnifico panorama che si ammira dal piazzale della cattedrale.

Kutaisi è la città che ci aspettava e che doveva svelarci la ragione della nostra visita e il motivo del nostro coinvolgimento. Ci aspettavano suor Loredana Monetti (incaricato della Caritas per il Caucaso) e altri amici presso la casa dei Padri Stimmatini. Il programma ci portò così alla visita del Centro Giovanile: una casa di accoglienza della Caritas denominata Scuola Italiana che in effetti è un centro di aggregazione intergenerazionale.

Bambini, giovani e adulti trovano e si trasmettono a vicenda aiuto reciproco. Persone preparate e diplomate guidano tutti a ritrovare affetti perduti, comportamenti secondo le regole, benessere fisico e spirituale, avviamento al mondo del lavoro. Una visita di grande interesse si dimostrò anche l’escursione in bicicletta fino al monastero di Gelati e quello di Motsameta a picco sul fiume Tskhaltsitela.

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In questa città c’è la possibilità di sistemare la bicicletta ed acquistare accessori di consumo presso: Rousso's Bycicle Workshop, Agmashenebeli street, 104 – Kutaisi il signor David è il proprietario e tecnico.

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Mappa e percorso

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