Volare in Armenia, dopo averla visitata in bicicletta

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Chi la Storia conosce, ha il dovere di parlare.
Chi il dolore ha provato, liberi il suo pianto.
Noi, con l'Armenia nel cuore,
come colombe vogliamo volare.
(Enzo e Fernando)

Quando (l'autore di Con l'Armenia nel cuore) narra dell’incontro con una bambina in cima ad una montagna, in un villaggio sperduto dove nessuno parla una lingua occidentale, una bambina di 9 anni che conversa con lui in un buon inglese, imparato non a scuola ma da sola, in mezzo a pastori semianalfabeti, ho sentito il mio battito cardiaco aumentare il suo ritmo. Sono stato afferrato dall’immagine delle ragazze armene, poliglotte, abili pianiste, dedite allo studio o ai raffinati ricami che, sporche, stracciate, seminude, venivano deportate nelle carovane della morte, durante il genocidio del 1915. (Pietro Kuciukian)

" Il nostro suolo chiama i suoi figli sparsi per la Terra
con nuova voce forte levandosi verso il cielo chiaro.
Anche se io non vivo a lungo, vale la pena
tornare per piangere, per la polvere nella mia Terra. (Gevorg Emin)

Nel 1915 l’élite armena di Costantinopoli fu arrestata e deportata nel deserto; era l’inizio dell’eccidio degli armeni. Tra questi c’era Daniel Varujan, considerato unanimamente il più grande esponente del rinascimento armeno (1908-15). Verujan fu ucciso a colpi di pugnale il 28 agosto 1915, a 31 anni. Era nel bel mezzo della composizione di una delle sue più belle opere, “Il canto del pane”, e stava progettando il suo successivo lavoro “Il canto del vino”. Per una di quelle strane coincidenze, quando fu ucciso aveva in tasta il testo del Canto del pane. Un testo che fu ritenuto perduto per molti anni. Dopo la fine della Prima guerra mondiale, alcuni amici superstiti decisero di darsi da fare per cercarlo. Ingaggiarono un agente segreto, Arshavir Esayan, che lo ritrovò fra l’enorme quantitativo di beni sequestrati agli armeni giacenti nei magazzini turchi. Pubblicato a Costantinopoli nel 1921, il Canto del pane diventò il simbolo della vita del popolo armeno, i versi di una generazione spezzata.

Il mio cuore è pieno di amore per te, Armenia.
Le strade tortuose, le canzoni, gli alberi leggendari
il volo dell'aquila sopra i boschi perenni
le valli che respirano l'eternità
e i fiumi schiumosi da tempo immemore,

gli amici del mio villaggio,

che raccolgono il fieno nella rugiada.

Catene montuose torreggianti,
come monumenti, mia Patria, per te!

Amo le notti d'inverno, la primavera e l’estate
amo questa vita, le sue gioie, la sua fatica, la sua lotta
ma se cercano di portarmi via da te Armenia,

m'innamorerò della Morte nel nome della Vita.

(Gevorg Emin)

con larmenia nel cuore libro ciaobici

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