Cicloturismo in Georgia e Svaneti

Georgia e Svaneti, gamarjoba

Prima che questo sito dia il doveroso spazio al racconto di viaggio di Fernando, Enzo, Dino ed Ubaldo, che ne misurerà chilometri e ne descriverà gli incontri, vogliamo offrirvi un'anteprima.

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Il libro verrà presentato a Verona il giorno 6 Marzo 2015 ore 21,00 in Sala Lucchi (zona Stadio) con il supporto di video e immagini in collaborazione con Fiab - Verona

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All'ombra del giardino, (seduto sopra una panca), o sulla strada riscaldata dal sole, (in sella ad una bicicletta), è forse il riposo, del viaggio men duro? Ero alle prese con questo enigma di foscoliana memoria mentre seduto su una panca dei giardini di Kutaisi osservavo la piazza e il mondo che le girava attorno. Una giornata intera di piena libertà dedicata al riposo e alla scoperta di angoli della dopo l’avventura Svaneti.

Tibilisi: una giovane donna i cui occhi portano il colore dei popoli che l’hanno attraversata, abitata e amata, the town that loves you.

Gori: oggi insieme alla sua maestosa fortezza è il museo di Stalin che offre motivo di sosta in questa città.

Uplistsikhe: interamente scavata nella roccia, dominava l’area sottostante, come un’aquila dal suo nido. Luogo di nascondiglio e difesa naturale contro l’arrivo di nemici.

Kareli, Tsoromi, Khtsisi, villaggi dimenticati dove il teatro della vita si svolge su una panca consunta, sotto una tettoia davanti ad un market, aspettando l'arrivo del pane o di quattro cicloturisti forse pazzi; e infine Kutaisi dove il monastero di Gelatidistribuisce una religiosità senza confini. Avevo sempre considerato, prima di visitare questi luoghi in Armenia e ora in Georgia, che il nostro medioevo occidentale avesse avuto le prerogative di diffusione di idee, di recupero e salvaguardia di ideali della civiltà cristiana. Mi accorgo invece che le ricchezze spirituali che questi monasteri racchiudono, possono estinguere la polemica che il Medioevo sia stato solo prerogativa dell'occidente.

Ma è per lo Svaneti e per Mestia che lo sforzo profuso, riferito alla mia età, è stato superiore all'aspettativa e la gestione della preparazione, più mentale che fisica, mi ha permesso di superare un percorso altrimenti problematico. Percorrere le strade cambia più di quanto si immagini. Stavo imparando la gioia della fatica, stavo sperimentando la fatica della gioia, quel momento che mi liberava da ogni pensiero ed esaltava l'attimo che stavo vivendo.

Come un bambino che davanti a tanti nuovi giochi si agita e li tocca tutti per poi dedicarsi a quello che più l'ha colpito, così io osservavo ogni cosa con il fiatone della fatica e con l'innocenza della felicità. “Il nostro domani si chiamerà fatica” sentenziai e invitai gli amici a ritirarsi da quella tavola preparata dalla vedova Lhia dove nessuno ci avrebbe mai fatto alzare. Al crepuscolo, solo quattro galline razzolando, raggiungevano lentamente il recinto costruito con rami secchi.

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Mestia è il polmone di vita, di cultura, di spiritualità e capoluogo amministrativo della regione Svaneti. Da lontano apparivano confuse le torri, singole o raggruppate, che erano state oggetto di desiderio e tanta fatica. Sotto il cartello segnaletico per la foto di rito, compresi che la realtà era migliore di tanta immaginazione creata dalla letteratura e dalle immagini osservate prima della partenza per questo viaggio. La sua bellezza non si misura con la vista, bisogna cercarla tra la gente, tra le case.

La gente, gli Svan, un popolo abituato all'indipendenza mai sottomesso, che vive una esistenza difficile, isolato dalla civiltà e con la neve nove mesi per anno. Gente che ancora parla una lingua antica più di quattromila anni, non scritta, incomprensibile dai georgiani stessi. Abitanti orgogliosi, ma miti, che stanno trovando una propria vocazione nel turismo.

A Usghuli e allo Zagaro Pass si entra nello Free Svaneti, mai sottomesso, dove la popolazione da secoli ha respinto ogni attacco nemico. Inaccessibile in passato, un po' più penetrabile ai nostri giorni dopo che l'Unesco ha posto il patrimonio di questo territorio sotto la propria tutela. La strada è una pista scivolosa di scisti.

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Coloratissimi i miei compagni, sulla carreggiata grigia erano farfalle sopra uno stelo senza fiori. Una pietra nera diventa, per poco tempo, il luogo dove sedermi, ed innalzare una preghiera dentro una cattedrale dalle verdi pareti d’erba striata d'oro, con un monastero per altare, la volta celeste per cupola e la catena dello Shakhara di neve immacolata, per abside. Non posso dimenticare il grido di un compagno: “Se c'è la vita oltre la vita, vorrei che assomigliasse a questo ultimo chilometro: ho visto il Paradiso”.

La sua ebbrezza era tale che gridando a squarciagola in quel silenzio mistico e innaturale, girò la bicicletta e rifece l’ultimo chilometro. È molto triste dire addio ad un luogo, in modo particolare quando sai che sarà definitivamente. Questo pezzo di natura che ricordava il tetto del mondo poteva sembrare un luogo già visto, ma cambiava la sua famigliarità in derivazione del privilegio con cui era stato conquistato. Un viaggio fatto anche per la Solidarietà: di queste motivazioni è stato descritto in precedenza.

A tutti giungano i ringraziamenti dei ragazzi, degli educatori e delle persone sempre in prima linea, Suor Loredana, Pagre Gabriele, Mons. Pasotto ai quali è stata trasmessa la somma dei sostenitori. Approdammo al termine a Batumi: un cuore che gode di buona salute e batte ininterrottamente. La città mira a diventare la città più attrezzata e più bella della Georgia, prestigio e perla del Mar Nero.

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I ricordi sono lanterne accese che affiorano lungo un cammino illuminato di entusiasmo. Il comparire di visioni o azioni, che sono state vitalità dell'animo, sono ritenute impossibili da ripercorrere, così come impossibili saranno da seppellire. Certamente il vivere per ricordare non aiuta, ma adagiare i ricordi su un letto di carta, aiuta a prendere per mano il presente ed a non avere rimpianti per il passato. Per questo è nato un libro, per non scordare mai. Sopra una panca, forse, il pensiero arriva prima dell'osservazione.

La diligenza che poniamo al nostro interiore diventa riflessione e, se l'occhio conduce a rilevare particolari esterni, è con l'intimo che li percepiamo. Libri interi di viaggio sono stati scritti dalle panche di una stazione, o di un giardino, o di un caffè. Da questi luoghi di riposo, attraverso l'osservazione, nascono i personaggi dei racconti, si inventano le sfumature del loro carattere. Prendono vita storie inventate, elaborate in funzione della trasformazione illogica dei fatti, “chiodi fissi a cui appendere le idee”, appunto. (Fernando Da Re)

Il libro verrà presentato a Verona il giorno 6 Marzo 2015 ore 21 in Sala Lucchi (zona Stadio) con il supporto di video e immagini in collaborazione con Fiab - Verona

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