Raduno il cicloviaggiatore

Ascolta, parla il cicloviaggiatore

Abbandona la sua riservatezza e comunica con gli altri. Diviene un fiume in piena che scivola via con forza e impeto, le cui onde sonore sono percepibili da attenti orecchi.

 

 

“La via più breve per giungere a se stessi gira intorno al mondo”. (Hermann Keyserling) Il ciclo-viaggiatore per necessità parla poco. Lungo strade che si chiudono a triangolo verso l'orizzonte, con il vento, debole o forte, che rumoreggia ai padiglioni auricolari, solo, con lo sguardo avanti, non ha proprio occasione di parlare. Eppure il suo monologo è continuo, stimolato da sensazioni e percezioni, emozioni o turbamenti, continuamente. Un incontro può rubargli un monosillabo per un rapido saluto e i suoi occhi restituiscono un dialogo immenso.

E potrei raccontare della ginnastica mentale e dei pensieri che si sviluppano in questo solitario contesto. Le biblioteche sono piene di scrittori viaggiatori solitari. Ma viene il momento in cui il ciclo-viaggiatore apre le sue corde vocali e non vorrebbe più spegnerle. Succede, ogni anno, al raduno. Anche per questo incontro, il ciclo-viaggiatore sceglie un luogo silenzioso, quasi un monastero. Abbandona la sua riservatezza e comunica con gli altri. Diviene un fiume in piena che scivola via con forza e impeto, le cui onde sonore sono percepibili da attenti orecchi.

Il luogo, quest'anno, ha portato a raduno circa cento ciclo-viaggiatori di tutta Italia e non solo. I loro volti, i loro nomi assumono una personalità mano a mano che raccontano la loro storia fatta semplicemente (!?) di viaggi. E ascolti, ascolti, ascolti. E parli, parli, parli. Consapevole che servirebbe ancora tempo, ancora giorni per dire tutto o ascoltare tutto. Due giorni, 24-25 Novembre, sono trascorsi in fretta dentro le sale a vedere filmati, a commentare scelte e decisioni, a suggerire e a proporre.

Ad imparare a riparare il proprio strumento di viaggio, a navigare tra siti e links utili e necessari. E rendersi conto che si può visitare, in bicicletta, le Isole Azzorre (grazie Paolo), fare un viaggio in Croazia dentro la storia recente fatta anche di guerra (grazie Fabio), visitare l'Olanda con i bambini al seguito (grazie Emanuele), o faticare da mane a sera in Tunisia (grazie Paolo). E ancora, viaggiare lungo il Danubio fino a al Mar Nero, o da Berlino a Vienna, o essere sorpresi dalla neve in Marocco (grazie Diego e Silvia, Giampiero e il gruppo vivace di Marina).

Ma ancor di più stupirsi che altri siano lì a raccontarti la Patagonia, la Georgia e l'Armenia, Capo Nord, La Russia, il Laos, il Vietnam e l'Alaska come luoghi familiari. Insomma tutto il mondo sconosciuto che, parla e parla, diventa conosciuto a molti solo per essere stato visto e visitato da pochi in un modo, non più insolito, non più singolare, non “da matti”. Un mondo che si avvicina e avvicina sempre più tutti a tutti. E il mezzo di locomozione che lo permette è il più moderno che ci sia: la bicicletta. La scritta sul muro di una casa degli Azzorre diceva la verità: “Le voyage est lécole de la vie".

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