Due “sciure” in bicicletta sulla via Francigena

Non siamo delle cicliste, o meglio, non lo eravamo: lo siamo diventate strada facendo.

All’inizio eravamo soltanto due signore milanesi ultracinquantenni che avevano voglia di fare qualcosa per se stesse, di prendersi una pausa di “vera” libertà, senza impegni e senza vincoli di alcun genere.

È nata così, quasi per caso, l’idea di percorrere il tratto italiano della Via Francigena in bicicletta, da Aosta a Roma.

Nessuna delle due (Monica, giornalista, e Annita, coltivatrice biologica) aveva la benché minima esperienza di cicloturismo, ma questo non ci ha affatto fermato, anzi: siamo partite lo scorso 26 maggio senza un programma, senza tappe prefissate e senza neanche la sicurezza di arrivare in fondo al percorso.

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Ma non era quello l’importante: la nostra era soprattutto un’esperienza, senza la necessità di dover dimostrare nulla a nessuno. Ed è stata un’esperienza davvero entusiasmante, che raccomanderei a chiunque: in 17 giorni (in anticipo sulla tabella di marcia, ma senza particolari sforzi atletici) siamo arrivate fino a Roma dopo un viaggio divertente, appassionante, ricco di luoghi affascinanti e di begli incontri.

E anche con qualche surreale disavventura: come quella di essere rimaste rinchiuse all’interno del Duomo di Sutri dopo l’orario di chiusura, proprio la sera prima della nostra ultima tappa, con il cellulare che non prendeva e la prospettiva di passare la notte dormendo sulle panche della chiesa (alla fine siamo riuscite a prendere fortunosamente la linea e - dopo un attacco di ilarità che ci rendeva difficile anche solo spiegare la situazione in cui ci eravamo cacciate - siamo state salvate in extremis dal parroco).

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Mi sento quindi di condividere alcuni consigli, per chi in questo momento fosse in dubbio se partire o no:

Per prima cosa, fatelo, assolutamente. In questo periodo l’organizzazione è già ottimamente allestita ma non c’è ancora l’affollamento che si trova, per esempio, sul Cammino di Santiago: le condizioni, insomma, sono perfette. Non ci sono neanche particolari problemi di orientamento, dal momento che l’intero percorso è tracciato con i segnavia bianchi-azzurri della Ciclovia Francigena, e dal sito viefrancigene.org si possono scaricare tutte le tracce gpx.

Secondo consiglio: non usate una bici da strada, perchè gli sterrati non sono pochi; non c’è bisogno di attrezzature particolari, una normalissima bici da turismo va più che bene, ma utilizzare una bicicletta da corsa vi obbligherebbe a lunghe deviazioni proprio in alcuni dei punti più spettacolari del tracciato.

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Terzo consiglio, se possibile, dormite negli ostelli lungo il percorso: ce ne sono tanti (sono pensati soprattutto per i camminatori, che hanno bisogno di molte più tappe), sono economici ma soprattutto, in molti casi, sono in luoghi spettacolari, all’interno di edifici d’epoca, e regalano l’opportunità di incontrare persone interessanti e diversissime tra loro.

Quarto consiglio: non concentratevi solo sulle tappe “classiche” della campagna toscana: è vero che sono bellissime e sono un po’ il simbolo della Francigena, ma ci sono tantissimi altri posti meno noti e assolutamente da scoprire: come la ciclabile della Val d’Aosta, lungo la Dora, o le abbazie che si trovano nel cuore della Pianura Padana, o le bellissime cittadine dell’alto Lazio da Siena a Roma.

Ma soprattutto, quello che mi preme sottolineare è che - se affrontato con il giusto spirito - questo è un viaggio alla portata di moltissime persone, anche non particolarmente atletiche: non a caso abbiamo chiamato la nostra spedizione (e la relativa pagina facebook) “Se ce l’ho fatta io”.

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E in effetti, strada facendo, ci siamo accorte con sorpresa di essere seguite nelle nostre piccole avventure da un numero sempre crescente di persone, e di essere diventate un po’ un esempio per molti come noi, con un piccolo grande sogno nel cassetto che per mille motivi non si è mai riusciti, o non si ha avuto il coraggio di realizzare.

Invece ci siamo accorte che molte cose sono molto più fattibili e a portata di mano di quello che pensiamo abitualmente. Fino a un anno fa, non avrei mai pensato di viaggiare in bicicletta per 1056 chilometri attraverso l’Italia. E se ce l’ho fatta io…(testi e foto di Monica Nanetti)

Leggi anche: Come scrivere un racconto di viaggio

Fernando Da Re

Un cuore, due gambe e una bicicletta. In testa sempre la fresca vivacità di raccontare. Il risultato lo ritroviamo in questo sito da lui creato e portato avanti con l’entusiasmo e l’impeto dell’atleta che cerca risultati.


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